domenica 8 novembre 2009

COLCHICO

COLCHICO

Famiglia: Liliaceae
Nome botanico: Colchicum autumnale
Nome volgare: Colchico, Zafferano bastardo

Descrizione
Pianta bulbosa alta 5-30 cm; foglie: lanceolate, basali, piuttosto carnose, lunghe 12-20 cm e larghe 2-5 cm, compaiono in primavera insieme ai frutti a capsula; fiori aventi una corolla composta da sei petali, di colore lilla, uniti inferiormente in un tubo lungo fino a 20 cm e con una parte libera lunga fino a 4-6 cm; fioritura da agosto a ottobre. I fiori spuntano dopo la perdita delle foglie; Il frutto è una capsula deiscente contenente numerosi semi di colore bruno

Etimologia
Il nome del genere “Colchicum” ricorda il nome dato da Dioscoride in quanto la pianta cresceva abbondante nella Colchide, regione del Mar Nero appartenente alla Georgia. Il termine “autumnale” indica l’epoca di fioritura.

Curiosità
Una antica leggenda greca racconta che un tempo la Colchide era una terra di maghi, di sapienti e di uomini e donne esperti nella nobile arte degli intrighi. E proprio una di queste esperte, Medea, la più potente ed esperta avvelenatrice, coltivava questa pianta in un giardino segreto, ricco di altre numerose specie velenose e letali.
L’aspetto così innocente di questa pianta, così simile a un croco, non devono trarre in inganno.
La sua enorme somiglianza con i crochi, comuni piante alpine e da giardino, la rendono estremamente pericolosa. Spesso, in passato, varie persone sono morte per aver scambiato il commestibile croco con quello di colchico o per soffritto il bulbo scambiandolo con quello di cipolla. Diffusa soprattutto in montagna, non è raro vederla fiorita nei prati alpini e lungo i bordi dei fossi in pianura. Per non confondere il croco, da cui si ricava lo zafferano, con il colchico è necessario tenere in mente alcune caratteristiche che contraddistinguono queste due specie: I crochi sono piante a fioritura generalmente primaverile mentre i colchici sono a fioritura generalmente autunnale; I fiori di croco spuntano insieme alle foglie mentre quando i colchici fioriscono le foglie sono scomparse; le foglie di colchico sono lunghe e larghe, di colore verde mentre quelle di croco sono lunghe e strette, di colore verde, in genere con una venatura centrale bianca. Sebbene la pericolosità di questa pianta fosse nota sia ai Romani che ai Greci, i medici Bizantini e quelli Arabi la utilizzarono per combattere le malattie reumatiche, artritiche e i casi di gotta. Nel 1753 il barone Storck di Vienna la utilizzo massicciamente per combattere gli stati febbrili. Tra i suoi alcaloidi si annoverano la colchicina e la democolcina. La colchicina è un veleno capillare. Parecchie ore dopo l’ingestione appaiono bruciore alla bocca, nausea, vomito, forte diarrea sanguinolenta, aumento della frequenza cardiaca, e dolori toraci. Dopo circa 24 ore si ha febbre e insufficienza renale ed epatica. La morte sopraggiunge per paralisi respiratoria. Ha proprietà antibiotiche. In medicina è utilizzata quale rimedio contro gli attacchi acuti di gotta e contro alcune sindromi reumatiche. In alcune forme di leucemia si utilizza invece la democolcina che, rispetto alla colchicina, è assai meno tossica. Attenzione deve essere fatta al latte di pecore o capre che hanno brucato questa pianta; gli animali sono piuttosto resistenti all’azione della colchicina, mentre il loro latte può essere tossico per l’uomo. Cavalli e bovini invece, abitualmente evitano di brucare la pianta. In agraria la colchicina è ampiamente utilizzata per creare forme mutanti, in particolare nelle rose. Iniettando questa sostanza nelle gemme fiorali di rosa si possono ottenere piante con fiori di due o più colori (ad esempio fiori metà gialli e metà rossi) più o meno screziati.
Se volete piantere crochi e colchichi nel vostro prato questo è il periodo giusto. I crochi li potrete trovare in varie sfumature di colore, giallo, rosa e bianco mentre i colchichi generalmente solo in sfumature dal bianco al rosa. É possibile acquistare anche bulbi a fiore doppio. Per dare un'aspetto più naturale, lanciateli sul terreno e interrateli lì dove cadono. Essendo rustici non necessitano di protezione invernale. L'unica accortezza è quella di falciare il prato dopo la fioritura primaverale o autunnale.

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