lunedì 30 novembre 2009

IN ATTESA...

In Attesa della Poesia del mese, giusto il tempo di far caricare un video (la mia connessione ha la velocità di una lumaca drogata), vi mostro un bellisimo filmato di quel gran pianista di Giovanni Allevi, che se fosse per le mie amiche Elena e Saba, forse avrebbe avuto un ruolo nel girare le pagine di uno spartito (l'ultima pagina, però). Buon Spettacolo !!!

venerdì 27 novembre 2009

PROCESSO BREVE ?



Sebbene di norma questo blog non si occupi di politica, di tanto in tanto mi permetto di trasgredire a questa mia norma poiché sono un cittadino italiano e la costituzione mi permette, senza esagerare, di esprimere la mia opinione.
A Ballarò, si parla del processo breve ovvero di quel disegno di legge che vorrebbe prescrivere la durata del processo se esso eccede i due anni per ogni grado. Il Disegno di Legge (DDL) escluderebbe alcuni reati e ne ammetterebbe altri. Il nostro ministro della giustizia, on. Angelino Alfano, afferma che il DDL presentato manderebbe in prescrizione circa 1% dei processi in corso. In pratica il ministro afferma che dopo tutto, con il DDL presentato si manderebbe in prescrizione un numero di processi trascurabili (1 %) e sentendo queste affermazioni non si potrebbe che essere d'accordo. Al primo ascolto e senza pensarci troppo, però !

Se si ragiona si capisce che alcune cose non tornano.

1) L'Europa ha condannato l'Italia per i processi troppo lunghi.
2) Il governo vorrebbe mettere un limite alla durata di ogni processo (salvo varie esclusioni).
3) Il DDL si applica anche ai processi in corso.
4) I processi in corso che andrebbero in prescrizione sarebbero, secondo il ministro, 1% del totale.

Se ne deduce quindi quanto segue:

a) Il 99% dei processi sarebbero comunque in corso (la quasi totalità).
b) Quindi non è vero che la durata dei processi è troppo lunga.

Domanda

1) Per che cosa ci ha allora condannato l'Europa ?
2) A che serve questa legge visto che la durata dei processi sarebbe nella norma ?
3) E il cittadino italiano è d'accordo su questo DDL ?

A voi le risposte e le conclusioni.

lunedì 23 novembre 2009

GRAN CONCERTO

In TV è le trasmissioni che parlano di musica classica o di opera sono rare e quando ci sono sono spesso a orari impossibili. Nel palisesto stabile almeno due appuntamenti annuali sono stabili: il concerto del 1 gennaio trasmesso sia da Venezia che da Vienna e il concerto di ferragosto.
Vi è però anche un'altra trasmissione che vorrei segnalarvi: ogni domenica mattina su Rai Tre alle ore 8.30 o alle ore 9.00 vi è una piccola trasmissione, condotta da Alessandro Greco, chiamata "Gran Concerto". É una trasmissione rivolta principalmente ai bambini ma che non farebbe male agli adulti. Lo scopo di questa trasmissione culturale è quello di educare alla musica insegnando il ritmo e termini musicali più comuni.
Eccovi uno spezzone del programma.

mercoledì 18 novembre 2009

IMPARIAMO A PIEGARE

Non c'è cosa più noiosa per un uomo e per una donna che stirare e piegare gli indumenti.
Personalmente la stiratura non viene particolarmente bene e nemmeno la piegatura. Mi manca la tecnica !
Ma ora, grazie a questo video ritranciato sul tubo, ecco come tutto può risultare più semplice con la tecnica giapponese.
Loro sì che sono bravi, fanno origami fin da ragazzini, poi ci credo che è più facile !

lunedì 16 novembre 2009

O MIO BABBINO CARO

"O mio babbino caro" è un'aria tratta dal'opera "Gianni Schicchi" di Puccini. Ambientata nella Firenze del '300, "Gianni Schicchi" è l'unica opera comica e non drammatica di questo compositore.
Ora vi presento l'aria in italiano cantata dalla mitica Callas. Quella che ho trovato su youtube, e non c'è niente da fare, è la migliore versione cantata da una soprano.



E ora che vi siete goduti questa bellisima aria di Puccini in italiano eccola nella sua versione giapponese di cui sono riuscito a rintracciare il testo. Il titolo in giapponese è "Watashi no otousan" più o meno equivalente al titolo in italiano. É cantata da Minako Onda che però non è una soprano ma una delle più gettonate cantanti pop del Sol Levante. Lascio però ad altri la valutazione sull'esecuzione !




E per chi volesse seguire ecco le parole

Otousama, ashita no asa
ano hito no moto he
totsugu watashi yo

Wasure wa shinai ookina ai ni
oborarete kita shiawase na watashi
onegai dakara nagaiki shite ne

Oyasumi no kisu wo shite otousama

venerdì 13 novembre 2009

UN PO' DI TÉ ?

Siete raffreddati o volete semplicemente prendervi una pausa, magari con qualche amico/a ?
Quello che vi ci vuole è una tazza di tè fumante. Se entrate in un bar sicuramente vi daranno una tazza piena d'acqua calda, una bustina e una fetta di limone, nei locali più raffinati vi serviranno l'acqua in una teiera e a parte qualche dolcetto. Se siete in Inghilterra ve lo serviranno con il latte (a meno che non lo richiedete specificatamente con il limone, "with lemone, please !"). Il latte serve per attenuare il gusto amaro. In Spagna guai a voi se lo chiedete freddo, ve lo serviranno caldo con qualche cubetto di ghiaccio. E in Giappone ?
Qui la cosa si complica, il tèe non è solo una bevanda ma una autentica cerimonia.
La bevanda più amata dagli inglesi è ricavata dalle foglie di una pianta, Camelia sinensis. A seconda del grado di raccolta si ottengono vari tipi di tè, verde, nero, ecc. Nel 1800, quando l'Inghilterra prese l'abitudine di importare le foglie dalle sue colonie, principalmente dall'India e dall'isola di Ceylon (oggi Sri Lanka), le casse spesso marcivano insieme al loro contenuto (il viaggio per mare era molto lungo e le stive anche molto umide). Per limitare i danni ma soprattutto per vendere il raccolto andato a male o di scarsa qualità si prese l'abitudine di mescolare le foglie di Camelia con fiori, frutti o foglie di altre piante profumate. Nacque così, da una semplice adulterazione, il tè aromatico.
Verso la fine del 1100, dalla Cina la bevanda venne introdotta in Giappone dove ebbe un notevole successo. Furono i buddisti a introdurlo, in varie riprese, nel paese. I monaci lo utilizzavano poiché li aiutava nella concentrazione e nella meditazione. Il suo alto tenore di teina, una molecola affine alla caffeina, gli conferisce un'azione eccitante.
Fu Sen No Rikyuu (1520-1591) il più celebre maestro del tè. Codifico l'intero rituale di questa cerimonia. Egli sosteneva che tanto chi serviva tanto chi beveva dovessero essere un tutto con l'acqua calda, con le foglie e con la tazza. I gesti, come vederete, non sono mai affrettati ma calmi e rigorosamente precisi. Durante la cerimonia vanno rispettati i quattro principi fondamentali: armonia, purezza, rispetto e serenità. Per questo motivo Se No Rikiuu non si limitò alla mera cerimonia ma suggerì anche un ambiente adatto alla stessa.


Prima di vedere il video eccovi alcuni termini giapponesi:
Sado: è la Via de Tè;
Chanoyu: letteralmente "acqua calda per il tè" indica la cerimonia;
Matcha: è il tè vero e proprio, non si presenta sminuzzato, come da noi, ma sottoforma di una polvere finissima di colore verde smeraldo.
Hishaku: è il mestolo per prelevare l'acqua calda dal bollitore.
Chashaku: è il cucchiaino per prelevare il tè. Secondo la tradizione deve essere prodotto utilizzando un unico pezzo di bambù. A circa metà della sua lunghezza deve essere posto il nodo. (Il bambù è una graminacea e come tutte le graminaceae essa si sviluppa in nodi e internodi: da ogni nodo spuntano le foglie. Per avere una visione di come è fatto un bambù basta osservare una spiga di grano che possiede una struttura simile anche se ridotta). Spesso lo chashaku possiede uno stile proprio del maestro che lo rende facilmente indentificabile e inconfondibile.
Chaire: è il contenitore per le foglie di tè. I più antichi sono avvolti nello shifuku, pezzi di stoffa che ricchiudevano lo chaire amò di sacchettino con tanto di cordoncino con un complicato sistema di legatura;
Chasen: è il frullino di bambù il cui scopo è quello di mescolare la bevanda;
Tetsubin: è la teiera;
Chawan: è la tazza da tè. Spesso è una vera e propria opera d'arte tramandata di generazione in generazione. Se possiede delle decorazione all'interno essa va offerta con le stesse rivolte verso l'ospite. Una volta bevuto il tè, bisogna porgere la tazza al maestro che provvederà a pulirla.



mercoledì 11 novembre 2009

RABBIA PARLAMENTARE

Ci risiamo ! Al parlamento italiano è stata nuovamente proposto una legge che vorrebbe ripristinare l'immunità parlamentare. Ricordo ancora cosa avevano combinato nel passato. Ci volle un indagine come "Mani Pulite" per rivelare l'alto grado di corruzione in tutte le sedi amministrative pubbliche. Il tutto era coperto dalla immunità parlamentare che come uno scudo proteggeva tanto i senatori quanto i deputati. A causa loro molti dei concorsi pubblici che feci non furono propriamente corretti. In uno addirittura si sapeva nome e cognome di chi lo avrebbe vinto ancor prima di iniziare. In un altro, dove mi ero piazzato al secondo posto, hanno perfino fatto saltare la graduatoria (che rimaneva in carica per circa 36 mesi) per poter assumere chi volevano. Per l'Italia di inizio anni '90 fu una vera e propria crisi. Scomparve la Democrazia Cristiana e il PSI di Craxi, le industrie conobbero la loro prima vera crisi e ora sembra che tutto sia stato dimenticato. Ora vogliono ripresentare l'immunità parlamentare raccontandoci la solita vecchia storia: "c'è l'hanno anche altri stati e non vediamo perché non dobbiamo avercela pure noi". E dire che fu proprio abrogata a causa dei molti cittadini italiani infuriati di come tutti i partiti avevano gestito la cosa pubblica. Erano gli anni in cui una giovanissima Lega Lombarda gridava "Roma ladrona" e ora pure loro si sono messi dalla parte dei ladri (anche con lo scudo fiscale). Sono profondamente arrabbiato e deluso da questo parlamento italiano !
Domani 12 novembre 2009 a Cremona avrò l'ennesimo concorso pubblico (il numero 24 o 25, ormai ho perso il conto), le conoscenze richieste non sono propriamente quelle con cui mi diplomai ma lo provo lo stesso. Dovrei conoscere diritto amministativo, costituzionale, commerciale, il ruolo delle Camere di Commercio e nozioni su Basilea 2. Le domande sono 40 a risposta multipla. Tempo a disposizione: 15 minuti (neanche all'università danno un tale tempo così ristretto). Vuoi vedere che, nonostante stavolta abbia studiato con scarso impegno (ho dato la precedenza ai miei esami universitari), è la volta buona che lo passi ?

domenica 8 novembre 2009

COLCHICO

COLCHICO

Famiglia: Liliaceae
Nome botanico: Colchicum autumnale
Nome volgare: Colchico, Zafferano bastardo

Descrizione
Pianta bulbosa alta 5-30 cm; foglie: lanceolate, basali, piuttosto carnose, lunghe 12-20 cm e larghe 2-5 cm, compaiono in primavera insieme ai frutti a capsula; fiori aventi una corolla composta da sei petali, di colore lilla, uniti inferiormente in un tubo lungo fino a 20 cm e con una parte libera lunga fino a 4-6 cm; fioritura da agosto a ottobre. I fiori spuntano dopo la perdita delle foglie; Il frutto è una capsula deiscente contenente numerosi semi di colore bruno

Etimologia
Il nome del genere “Colchicum” ricorda il nome dato da Dioscoride in quanto la pianta cresceva abbondante nella Colchide, regione del Mar Nero appartenente alla Georgia. Il termine “autumnale” indica l’epoca di fioritura.

Curiosità
Una antica leggenda greca racconta che un tempo la Colchide era una terra di maghi, di sapienti e di uomini e donne esperti nella nobile arte degli intrighi. E proprio una di queste esperte, Medea, la più potente ed esperta avvelenatrice, coltivava questa pianta in un giardino segreto, ricco di altre numerose specie velenose e letali.
L’aspetto così innocente di questa pianta, così simile a un croco, non devono trarre in inganno.
La sua enorme somiglianza con i crochi, comuni piante alpine e da giardino, la rendono estremamente pericolosa. Spesso, in passato, varie persone sono morte per aver scambiato il commestibile croco con quello di colchico o per soffritto il bulbo scambiandolo con quello di cipolla. Diffusa soprattutto in montagna, non è raro vederla fiorita nei prati alpini e lungo i bordi dei fossi in pianura. Per non confondere il croco, da cui si ricava lo zafferano, con il colchico è necessario tenere in mente alcune caratteristiche che contraddistinguono queste due specie: I crochi sono piante a fioritura generalmente primaverile mentre i colchici sono a fioritura generalmente autunnale; I fiori di croco spuntano insieme alle foglie mentre quando i colchici fioriscono le foglie sono scomparse; le foglie di colchico sono lunghe e larghe, di colore verde mentre quelle di croco sono lunghe e strette, di colore verde, in genere con una venatura centrale bianca. Sebbene la pericolosità di questa pianta fosse nota sia ai Romani che ai Greci, i medici Bizantini e quelli Arabi la utilizzarono per combattere le malattie reumatiche, artritiche e i casi di gotta. Nel 1753 il barone Storck di Vienna la utilizzo massicciamente per combattere gli stati febbrili. Tra i suoi alcaloidi si annoverano la colchicina e la democolcina. La colchicina è un veleno capillare. Parecchie ore dopo l’ingestione appaiono bruciore alla bocca, nausea, vomito, forte diarrea sanguinolenta, aumento della frequenza cardiaca, e dolori toraci. Dopo circa 24 ore si ha febbre e insufficienza renale ed epatica. La morte sopraggiunge per paralisi respiratoria. Ha proprietà antibiotiche. In medicina è utilizzata quale rimedio contro gli attacchi acuti di gotta e contro alcune sindromi reumatiche. In alcune forme di leucemia si utilizza invece la democolcina che, rispetto alla colchicina, è assai meno tossica. Attenzione deve essere fatta al latte di pecore o capre che hanno brucato questa pianta; gli animali sono piuttosto resistenti all’azione della colchicina, mentre il loro latte può essere tossico per l’uomo. Cavalli e bovini invece, abitualmente evitano di brucare la pianta. In agraria la colchicina è ampiamente utilizzata per creare forme mutanti, in particolare nelle rose. Iniettando questa sostanza nelle gemme fiorali di rosa si possono ottenere piante con fiori di due o più colori (ad esempio fiori metà gialli e metà rossi) più o meno screziati.
Se volete piantere crochi e colchichi nel vostro prato questo è il periodo giusto. I crochi li potrete trovare in varie sfumature di colore, giallo, rosa e bianco mentre i colchichi generalmente solo in sfumature dal bianco al rosa. É possibile acquistare anche bulbi a fiore doppio. Per dare un'aspetto più naturale, lanciateli sul terreno e interrateli lì dove cadono. Essendo rustici non necessitano di protezione invernale. L'unica accortezza è quella di falciare il prato dopo la fioritura primaverale o autunnale.

venerdì 6 novembre 2009

IL GIAPPONE IN ITALIA

Sul finire dell'ottocento e agli inizi del novecento, alle "turcherie" dell'epoca barocca, si sostituirono le "nipponerie".
Nel 1639, in pieno periodo Edo, il giappone si chiuse all'occidente. Furono proibiti gli sbarchi delle flotte olandesi e inglesi in tutti i porti nipponici, dando così il via al sakoku ovvero al "paese chiuso". Questo isolamento volontario durerà circa due secoli e mezzo, fino al 1854, quando gli americano instaurarono un contratto commerciale con il Sol Levante. Pochi anni più tardi, nel 1868, venne instaurata la dinastia Meiji e il giappone subì una serie di trasformazioni che lo portò alla modernizzazione di ogni aspetto della vita sociale e a intensi scambi culturali con l'Europa. Se da una parte artisti, scrittori e compositori andranno a studiare all'estero (soprattutto a Parigi, Vienna e Berlino) dall'altra i paesi europei vennero attratti dal Giappone che fino ad allora era loro precluso e solo idealizzato.
Nel 1904 in Italia la casa editrice Hoepli pubblica il primo manuale di lingua giapponese mentre nel 1905 uno scrittore giapponese, Matsume Soseki, scrive il romanzo "Io sono un gatto" di chiara ispirazione occidentale.
É proprio all'inizio del secolo che nella lingua italiana entrano vocaboli di origine giapponese come sakè, harahiri, geisha, ecc.
In campo musicale due grandi compositori, anche se in maniera diversa, si cimentarono nella scrittura di partiture di opere di chiara ispirazione nipponica.
Nel 1904 Giacomo Puccini comporrà la famosa Madame Butterfly, una delle opere più amate dagli italiani e non solo. In essa lo stesso Puccini utilizzerà arie originali giapponesi che donerà all'opera una certa drammaticità e un aspetto "esotico" che tanto era di moda a quei tempi.
Pochi anni prima, nel 1898, un'altro compositore si cimenterà con un'opera "esotica". É Iris di Pietro Mascagni. Spinto da Illica, librettista anche di Puccini, a scrivere su un tema nipponico, Mascagni si recherà a Firenze per vedere e studiare gli strumenti musicali che verrano poi utilizzati nel corso dell'opera.

Breve Trama di Iris: la storia è ambientata a Kyoto in un tempo imprecisato.
Iris è una giovane ragazzina che si occupa a tempo pieno della casa e di suo padre ormai anziano e cieco. Durante la cura quotidiana del giardino viene osservata di nascosto da Osaka e da Kyoto i quali, ammaliati dalla bellezza sensuale della giovane, escogitano un piano per rapirla.
I due mettono in scena un teatrino di pupi durante la cui rappresentazione stordiscono e rapiscono Iris. Il padre non più sentendola parlare la cerca in ogni dove ma all'interno della casa troverà solo un piccolo sacchetto di monete.
Irisi viene condotta nel quartiere di Yoshiwara, un luogo di perdizione e di bordelli. Osaka cerca inutilmente di sedurla ma Iris resiste con la sua semplicità. Viene quindi esposta in una casa di piacere dove il padre la troverà e, fraitendendo il tutto (pensava infatti che la figlia se ne fosse andata si sua spontanea volontà), la ripuderà e la esporrà alla pubblica vergogna. A Iris non rimarrà altra scelta che di gettarsi nel baratro posto proprio dietro casa.

Di seguito vi posto alcune scene tratte da quest'opera.

La prima è la grande e maestosa sinfonia che apre e chiude l'opera. É "l'inno al sole" in cui si canta la luce e il calore solare quale dono di vita per tutte le creature. Chissà che ascoltandola non smetta di piovere !


Il secono brano che vi propono è la dolce serenata chiamata anche "canzone di Ior" ovvero "Apri la tua finestra". Notate l'accompagnamento eseguito con il koto, strumento appartenente al gruppo delle cetre ma molto somigliante a un'arpa orrizontale. il tenore è Yoshihisa Yamaji nella parte di Osaka.


Il terzo brano, per accontenare la mia amica a cui piace la voce di soprano, eccovi l'aria "In pure stille".
Soprano è Miwako Matsumoto nella parte Iris .

mercoledì 4 novembre 2009

UN REGALO...SOTTO L'ALBERO


Anche se è un pò presto questo è uno dei miei libri che desidereri avere per Natale.


Titolo: The Haiku Handbook 25th Anniversary Edition: How to Write, Teach, and Appreciate Haiku

Editore: Kodansha International

Release:
In Giappone il 11/11/09, in America nel marzo 2010

Aspetterò con ansia il momento...e poi sarà mio !!!

Product Description

The Haiku Handbook is the first book to give the reader everything needed to delve into all aspects of haiku. In this groundbreaking and now-classic volume, the authors present haiku poets writing in English, Spanish, French, German, and five other languages on an equal footing with Japanese poets. Not only are the four great Japanese masters of the haiku represented (Basho, Buson, Issa, and Shiki), but also major Western authors not commonly known to have written haiku - including Gary Snyder, Jack Kerouac, and Richard Wright - are showcased.

With a new foreword by poet, translator, and author Jane Reichhold (Basho: The Complete Haiku), this anniversary edition presents a concise history of the Japanese haiku, not the least of which are the dynamic changes in the twentieth century as this beloved poetry form was adapted to modern and urban settings. Full chapters are offered on form, the seasons in haiku, and haiku craft, plus background on the Japanese poetic tradition and the effect of translation on our understanding of haiku.

lunedì 2 novembre 2009

ALDA E IL KOKINSHUU

Io non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti,
Di parole, di parole scelte sapientemente,
Di fiori detti pensieri,
Di rose dette presenze,
Di sogni che abitino gli alberi,
Di canzoni che facciano danzare le statue,
Di stelle che mormorino all'orecchio degli amanti ...
Ho bisogno di poesia,
Questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
Che risveglia le emozioni e dà colori nuovi ...
(poesia di Alda Merini)


"La poesia ha il suo germe nel cuore umano e fiorisce in innumerevoli foglie di parole....É la poesia che, anche solo con una parte del suo potere, muove cielo e terra, pacifica gli dei invisibili e i demoni, riconcilia gli uomini e le donne e calma i cuori di feroci guerrieri"
Dall'introduzione al Kokinshuu - Ki no Tsurayuki (872-945)

Leggendo la poesia di Alda penso che non possa che essere d'accordo con il Kokinshuu.

domenica 1 novembre 2009

LA POESIA DEL MESE DI NOVEMBRE


いのち や は
なに ぞ は つゆ の
あだ物 を
あふ に しかへば
をしからなく に

Inochi ya wa
nani zo wa tsuyu no

adamono o

au ni shikaeba

oshikaranaku ni


Cos'è la vita ?
Goccia di rugiada
che svapora.
Eppure la darei
per poterti incontrare.
( Ki No Tomonori - X sec.)

Note: la traduzione di questo testo è per me un po' ardua in quanto molte parole non sono contemplate nel mio dizionario e nemmeno in quelli online. Probabilmente si tratta di un giapponese arcaico.
Qui vorrei quindi farvi notare solo tre cose:
1) Il poema è scritto quasi totalmente in hiragana.
2) L'unico Kanji è 物 che si pronuncia "mono" e significa "oggetto".
3) Il giapponese è una lingua polisillabica. L'alfabeto comprende 46 sillabe in hiragana e altrettante in katagana ma non è necessario conoscerle tutte in quanto metà circa sono suscettibile di trasformazione aggiungendo o il "nigori" ovvero le doppie virgolette in alto a destra oppure il "maru" ossia il cerchiolino sempre in alto a destra. Un esempio è だ: senza virgolette è la sillaba "na" con il nigori diventa la sillaba "da". Un altro esempio è ぞ, con il nigori si legge "zo", senza si pronuncia "so".

Commento: questo poema è tratto dal Kokinshuu. Il Kokishuu o Kokin Wakashu è una raccolta di 1111 poemi di vario genere e lunghezza. Il titolo significa "poesie antiche e moderne". Voluto su ordine dell'imperatore Daigo (898-930) vi contribuirono diversi poeti tra cui il nostro Tomonori che morì però prima della conclusione di quest'opera. Tutte le poesie sono raccolte in 20 rotoli e suddivise in base al genere. Quella mostrata proviene dal dodicesimo rotolo dedicato all'amore.

Quella che ho postato, ve ne siete già accorti, non è un haiku ma un tanka ovvero una poesia di 31 more suddivise in 5 strofe di 5-7-5-7-7 sillabe. Una mora, nel gergo poetico, è una unità sillabica. In giapponese equivale esattamente a un simbolo in hiragana mentre in italiano la faccenda si fa più complessa.

"Sic transit gloria mundi" dicevano i latini, ovvero "così passa la gloria del mondo". La si diceva all'elezione di un nuovo papa per ricordagli che dopo tutto ogni cosa è passeggera. Nel tanka questa provvisorietà è paragonata a una goccia di rugiada che formatasi al mattino si asciuga nelle prime ore del giorno tanto da scomparire a mezzogiorno. É questo il concetto, tipicamente buddista, di impermanenza. Tutto è transitorio, l'uomo, gli animali, il sole, le stelle e tutti gli oggetti, nascono e muoiono, a volte in pochi minuti. Nulla è stabile e tutto è effimero. Eppure questa nostra breve vita vale la pena di essere vissuta anche solo per incontrare la persona amata.
Scriveva Dogen Zenji (1200-1253): " Proprio davanti a vostri occhi vi si porge l'occasione di vedere come gli attimi passano senza tregua, i giorni scorrono in perenne mutamento, e tutto rapidamente trapassa. ... A cosa paragonare il mondo e la vita dell'uomo ? All'ombra della luna quando nella goccia di rugiada tocca il becco dell'uccello acquatico".

Breve Biografia.
Della vita di Kino No Tomonori ( ? 850- ? 904) si sa ben poco. Su ordine dell imperatore iniziò, insieme a Ki no Tsurayuki e ad altri poeti, il Kokinshuu ma morì prima del suo compimento. Lo stesso Tsurayuki comporrà uno struggente poema dedicato alla sua morte e inserita nella stessa raccolta.