mercoledì 17 agosto 2011

GRAN TOUR DEL COL OMBERT

GRAN TOUR DEL COL OMBERT

A dispetto del suo nome “col”, l’Ombert è una montagna alta più di 2500 metri (per l'esattezza 2670 metri) la cui forma piramidale la rendono facilmente identificabile dalle montagne circostanti.
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Qua nella foto potete osservare la piccola chiesetta dedicata ai “Caduti della Montagna”. La chiesetta riprende esattamente la forma del Col Ombert che si staglia ben visibile sulla sinistra.
Durata Escursione: Circa 5-6 ore. I tempi sono indicativi e dipendono molto dal vostro stato di allenamento e dalla durata delle soste che fate.
Equipaggiamento: Sebbene sia meglio indossare scarpe o scarponcini da trekking, potete affrontare il percorso anche con robuste scarpe da ginnastica. Nel vostro zaino dovrebbero essere presenti una giacca a vento o un golfino, un ombrello pieghevole, cibo energetico e molta acqua. Evitate di indossare il K-way: salendo sul sentiero suderete e il k-way è perfetto per appiccicarvi addosso. Se avete pelli sensibili proteggetevi con una crema solare.
Difficoltà: da facile a media, con un piccolo tratto difficile.
Per agevolarvi nel percorso l'ho suddiviso in tappe dove, se lo desiderate, potete riposarvi e prendere fiato. Nulla però vi vieta di ridurre le soste. Prima di effettuare il percorso vi consiglio di allenarvi per almeno una settimana.
1° Tappa – Arrivo al Parcheggio.
Da Moena dirigetevi verso Pozza nella Val di Fassa. Qui, nei pressi della gelateria “Leon d’Oro” girate a destra seguendo le indicazione per la Val San Nicolò. Proseguite in auto per circa 10 chilometri. Nei pressi della chiesetta (Malga Crocifisso) prendete la strada a sinistra. All’ingresso della Val San Nicolò vi dovrete fermare nel parcheggio a pagamento: non è possibile proseguire oltre se non a piedi. Scesi dalla vostra auto fermatevi un attimo e guardate alle vostre spalle l’imponente massiccio dei “Gemelli”, due protuberanze rocciose divise da una profonda spaccatura nella roccia. Nella foto i gemelli sono stati ripresi dalla terrazzina panoramica della Malga Taramelli, sul versante opposto.
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2° Tappa – Dal Parcheggio alle Cascate
Durata: 50-60 minuti Difficoltà: facile
Il sentiero, in lieve pendenza,si estende per tutta la Val San Nicolò. Le cascate, non grandissime, si sentono già a una certa distanza, prima ancora di vederle. La meta è anche ideale per un semplice pic-nic sul prato con l’intera famiglia poiché vi si  può giungere anche con le carrozzine. Durante il cammino potete osservare i violetti colchichi (in fioritura verso fine agosto) e il velenosissimo aconito (sia viola che giallo). Da notare i piccoli fienili e le casette con pannelli fotovoltaici. Alle cascate potrete trovare ristoro presso la malga. In agosto vi potrete trovare immersi nella festa locale “A pe' del Mont”, una sorta di percorso gastro-culinario che arriva giusto alle cascate e che vi offrirà assaggi di ogni prodotto tipico.
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3° Tappa – Dalle Cascate alla Valle delle Marmotte.
Durata : 40 minuti – Difficoltà: media
Proseguendo dalle Cascate verso il Pas Paschè, il sentiero vira decisamente verso l’alto. Il primo tratto si snoda nella foresta per poi sbucare tra i pascoli. La Valle delle Marmotte prende il nome per le marmotte che è possibile osservare. Si tratta di una valle stretta e non moto lunga ma interessante in quanto presenta sul fondo enormi blocchi rocciosi distaccatesi dalle cime delle montagne circostanti. Qua e là si possono osservare i resti smantellati delle trincee tedesche della guerra del ‘15-18.
4 tappa – Dalla Valle delle Marmotte al Pas Paschè
Durata: 50 minuti - Difficoltà: inizialmente facile poi media.
Il sentiero che si snoda attraverso la valle delle Marmotte è di facile percorrenza, anche se accidentato, essendo quasi interamente in piano con piccoli tratti in salita. Si percorre tutta in circa 20 minuti. al termine il sentiero si fa decisamente irto e zigzagante. Lungo il sentiero vi segnalo il giallo papavero dei ghiacciai e le bellissime sassifraghe.
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5 tappa – Dal Pas Paschè al laghetto
Durata: 10 minuti Difficoltà: Difficile
Arrivati al Pas Paschè vi potete fermare per una sosta. Al Passo non vi sono malghe per cui non gettate i rifiuti per terra ! Sotto di voi potete osservare il piccolo laghetto di origine glaciale e per raggiungerlo dovete scendere i 5-6 metri di baratro che vi separano. Attenti quindi a dove mettete i piedi, la caduta, anche se non mortale, potrà esservi alquanto dolorosa come è successo a una donna che si è fratturata una gamba (frattura esposta dicono). Non allarmatevi troppo, i soccorsi arrivano subito ! Nella foto potete notare i soccorritori mentre trasportano la ferita. Scendete con calma e mette i piedi sulle piccole sporgenze di roccia.  Dal Pas Paschè prendetevi il tempo che vi occorre per contemplare lo spettacolare panorama.
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6 Tappa – dal Pas Paschè al Rifugio San Nicolò
Durata: 60 minuti – Difficoltà: media.
Dal laghetto scendente verso il basso lungo il pianoro. Da osservare i resti di trincee e le superfici levigate delle rocce affioranti. Se siete fortunati potete ammirare piccole conchiglie fossili incastonate nella roccia. Attenzione ai piccoli crepacci che possono bloccarvi i piedi. Attenzione pure ai segnali del sentiero che non sono ben visibili. Appena sotto il crinale prendete il sentiero in salita e vi ritroverete in un battibaleno in mezzo al ghiaione del Col Ombert, circa un centinaio di metri sotto la vetta. Fate attenzione perché è facile scivolare sulla ghiaia.Vi potrà essere utile fischiettare un allegro motivetto ! Mi dicono che un tempo era possibile scendere direttamente dal ghiaione, lasciandosi trasportare dai sassi. Io non so se sia vero ma vi sconsiglio di provare questa esperienza, meglio lasciarla alle persone più esperte di me in escursioni.
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7 Tappa  Dal Rifugio San Nicolò al Parcheggio.
Durata: 90  minuti – Difficoltà: da Media a Facile.
IMG_1019Arrivati al Rifugio San Nicolò potete rifarvi gli occhi con la splendida vista della Valle da un parte e del Gruppo del Sella dall’altra. Il rifugio è dotato di servizi igienici e di generi di conforto. Approfittatene !!! Da Rifugio San Nicolò ora dovete solo scendere. Il sentiero è molto in pendenza fino alle cascate, poi si fa pianeggiante fino al parcheggio.IMG_1018
8 Tappa -  Il Leon d’Oro
Durata: quanto basta - Difficoltà: da facile a difficile
Questa ottava tappa è da considerarsi una sorta di premio alle vostre fatiche. La gelateria “Leon d’Oro” è sita nella cittadina di Pozza, proprio all’imbocco della strada per la Valle. Vi assicuro che ne vale la pena e vedendo la loro coppa di gelato vi renderete conto di quanto sia estremamente difficile (ma non impossibile) finirla tutta. Personalmente vi consiglio lo Yogurt con i frutti di bosco e/o il maxi-cannolo alla crema !
Non mi resta che augurarvi buona fortuna e buona escursione.

venerdì 5 agosto 2011

LA PIANTA DEL MESE DI AGOSTO


ALTEA

Famiglia Malvaceae
Nome botanico: Althaea officinalis
Nomi volgari: Altea, Bismalva, Malvone

Descrizione: Pianta di colore grigio feltroso, di 50-120 cm; foglie con 3-5 lobi, grigio-feltrose, alterne; fiori riuniti in corrispondenza delle ascelle fogliari, larghi 3-5 cm, di colore lilla pallido, raramente bianchi; 7-9 lobi dell’epicalice, lanceolati, più corti dei sepali ovato-acuminati.
Il frutto è circolare, peloso, avviluppato dal calice e costituito di numerose capsule che si separano alla maturità. Fioritura da giugno ad agosto.

Etimologia: il nome del genere “Althaea” deriva dal greco e significa “Curare”. Il termine della specie “officinalis” indica invece che la pianta ha virtù medicinali

Curiosità
La famiglia delle Malvaceae, a cui l’Altea appartiene, conta circa un migliaio di specie tra cui i generi Malva, Hibiscus e Gossypium (cotone).
Da sempre questa pianta è stata utilizzata da numerosi popoli per le sue proprietà medicinali e fonte di storie e leggende.
Presso i greci Altea era il nome di una famosa guaritrice nonché madre di Meleagro. A lei le Parche predissero che la vita del figlio sarebbe terminata quando il ceppo nel focolare sarebbe stato consumato totalmente dal fuoco. Altea corse quindi a levarlo mezzo bruciacchiato e lo conservò gelosamente. Divenuto adulto Meleagro, durante una battuta di caccia con i fratelli della madre, uccise il cinghiale di Calidone e ne donò la pelle ad Atalanta di cui si era invaghito. Ne nacque così una disputa con gli zii che non reputavano giusto donare un premio a una donna. Meleagro offesosi li uccise tutti a colpi di lancia. La madre in un eccesso d’ira prese il tizzone che custodiva con cura e lo rigettò nel fuoco determinando così la morte improvvisa del figlio. Poi presa da rimorso si suicidò.
Presso i romani un piatto a base di radici di altea era considerato una delicatezza mentre in Giappone tre foglie di altea stilizzate inscritte in un cerchio erano il blasone (in giapponese mon) della nobile famiglia Tokugawa (shogun dal 1603 al 1868).
Gli inglesi la chiamano Marsh Mallow (letteralmente “malva delle paludi”) e anticamente con le sue radici si faceva il dolce omonimo.
Citata sia da Plinio che da Virgilio la pianta di altea contiene mucillaggini (6-9% nelle foglie, 10-15% nelle radici), amidi, ossalato di calcio e asparagina.
In erboristeria, a causa del suo alto tenore di mucillaggini, possiede azioni emollienti e la si usa sotto forma di infuso per gargarismi e colluttori nei casi di stomatite, gengivite, glossite, nei casi di irritazione cutanea, in alcune malattie dell’apparato digerente e per mitigare l’azione di alcuni farmaci irritanti.
È importante far notare che l’infuso a freddo possiede proprietà emollienti mentre l’infuso a caldo ha proprietà astringenti.

Dove si trova
L’altea ama i luoghi paludosi ed è quindi possibile osservarla lungo le rive di fossi incolti e lungo le sponde dei canali.