domenica 31 ottobre 2010

VINCITORI PREMIO "FERTONANI" - Parte prima

Il 30 ottobre 2010 è avvenuta la premiazione del IV premio di poesia "Roberto Fertonani" a Rivarolo Mantovano (MN). Il premio è stato istituito per onorare la memoria di questo insigne personaggio rivarolese, professore universitario e fine traduttore.

Quest'anno ci sono state pervenute:
per la sezione A 146 poesie di 78 poeti;
per la sezione B 74 poesie di 42 poeti;
per la sezione C 259 poesie di 252 poeti.
In totale sonoarrivate 479 liriche provenienti da quasi tutte le regioni d'Italia.

Questo blog pubblicherà le poesie risultanti vincitrici.

Iniziamo quindi con la sezione C1 - Giovani poeti (8-11 anni)

Segnalazione

IL FRUSCIO DEL MARE

Il fruscio del mare,
il brontolio delle onde sugli scogli,
il tonfo di un tuffo
mi sussurrano segreti
di spiaggie e vuoti
di conchiglie

Autore: Matteo Chierchia - Sesto San Giovanni (MI)
          

...continua




venerdì 29 ottobre 2010

IN ATTESA DELLA PREMIAZIONE...

Domani, 30 ottobre 2010, è il grande giorno della premiazione della IV edizione del concorso di poesia "Roberto Fertonani". La premiazione avverrà alle ore 15 presso la Sala Polivalente sita in Via Marconi a Rivarolo Mantovano (MN).
Per onorare la memoria di Roberto Fertonani, professore universitario e fine germanista, ho voluto pubblicare una delle posie di Goethe da lui tradotte.



Ginkgo Biloba (1815)
Poesia di  Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832)
Ginkgo Biloba
Dieses Baums Blatt, der von Osten
Meinem Garten anvertraut,
Giebt geheimen Sinn zu kosten,
Wie's den Wissenden erbaut,
Ist es Ein lebendig Wesen,
Das sich in sich selbst getrennt?
Sind es zwey, die sich erlesen,
Daß man sie als Eines kennt?
Solche Frage zu erwiedern,
Fand ich wohl den rechten Sinn,
Fühlst du nicht an meinen Liedern,
Daß ich Eins und doppelt bin?


Traduzione:

La foglia di quest'albero, affidato
dall'Oriente al mio giardino,
ha un senso di sapore arcano
che agli iniziati è gradito.

É un'unica Entità vivente
che si è scissa in se stessa ? O sono
due, scelte per essere
conosciute con un nome solo ?

Per rispondere ai quesiti
il senso giusto ho colto.
Nei mie canti non percepisci
che io Uno e duplice sono ?



mercoledì 27 ottobre 2010

FIORI D'ARANCIO


Karatachi no Hana è una composizione di Yamada Kosaku (1886-1965), uno dei più famosi compositori giapponesi del primo novecento. La traduzione letterale è "Fiori d'arancio" anche se il termine "Karatachi" indica l'arancio selvatico (Poncirus trifoliata).
Il Poncirus è un piccolo arbusto, alto al massimo 7 metri, appartenente alla famiglia delle Rutaceae, a cui appartengono anche gli agrumi (insieme al genere Fortunella e Citrus). Le foglie sono trifogliate, con due laterali e una centrale più lunga. All'ascella fogliare si trovano delle grandi spine, lunghe anche 5 cm. I fiori sono piccoli, bianchi e profumati. I frutti sono piccoli e simili ad arance dotate di peluria. Di gusto molto amaro ma dotati di un gradevole profumo, sono usati per la produzione di marmellate ed alcuni liquori. Deidratati e triturati si usano come spezie.
In natura forma siepi che la presenza delle spine rende impenetrabili. La pianta è considerata il miglior portainnesto per tutti gli agrumi.
Ecco per voi il testo in puro giapponese.

からたちの花

からたちの花が咲いたよ。
白い白い花が咲いたよ。

からたちのとげはいたいよ。
靑い靑い針のとげだよ。

からたちは畑の垣根よ。
いつもいつもとほる道だよ。

からたちも秋はみのるよ。
まろいまろい金のたまだよ。

からたちのそばで泣いたよ。
みんなみんなやさしかつたよ。

からたちの花が咲いたよ。
白い白い花が咲いたよ。



Qui sotto vi metto la mia traduzione in italiano (dal testo inglese).

FIORI D'ARANCIO (1929)
Musica di  Kosaku Yamada / Testo di Hakushu Kitahara

I fiori d'arancio son spuntati.
Bianchi, bianchi sono i piccoli fiori.

La puntura del karatachi è così dolorosa.
Blu, blu sono i suoi aghi come le spine.

Il karatachi forma una siepe per i campi.
Sempre, sempre, io prendo la strada che passa da lì.

Come arriva l'autunno il karatachi porta i suoi frutti.
Tondi, tondi, sono i suoi globi dorati come arance.

Io piansi vicino al karatachi.
Tutti, tutti erano così gentili.

I fiori d'arancio son spuntati.
Bianchi, bianchi sono i piccoli fiori.

sabato 23 ottobre 2010

LES INDES NOIRES



Ormai i riflettori si sono spenti eppure rivedendo il video del salvataggio dei 33 minatori cileni non si può che gioire, non solo per il loro salvataggio (due mesi sotto terra a 700 metri di profondità) ma anche per la tecnologia e le soluzioni tentante e riuscite.
Quelle stesse immagini evocano in me ricordi della mia fanciulezza.
Il primo ricordo è relativo allla tracedia di Vermicino, in cui un ragazzino scivolò in un pozzo artesiano.Correva l'anno 1981. Fu  il primo caso mediatico in cui tutta Italia si riuniva insieme per seguire il caso e i tentativi di estrazione del piccolo ragazzo di 6 anni. Ancora oggi ricordo l'intervento del presidente della repubblica, Pertini, che si era recato quasi immediatamente sul posto per parlare non solo con le squadre di salvataggio ma anche per infondere coraggio al ragazzo intrappolato nel pozzo e speranza alla sua famiglia.

Il secondo ricordo è relativo a una delle mie letture giovanili. Si tratta di uno dei primi romanzi di Verne, "Le indie nere", ambientato nelle miniere scozzesi. Jules Verne mi ha sempre affascinato per le sue invenzioni letterarie, per le descrizioni di un mondo reale e fantastico allo stesso tempo, capace di farmi fantasticarecin improbabili avventure. Il primo libro che ricevette in regalo fu proprio il romanzo "Dalla terra alla luna" con tanto di dedica dei miei nonni materni. Avevo vinto, per un concorso di disegno, anche un suo romanzo, "20000 leghe sotto i mari", mai però ricevuto. Per chi volesse leggerlo ecco una breve sinopsis. Buona Lettura.

Questo raro e ormai introvabile romanzo, scritto dal trentenne Jules Verne nel 1877, appartiene allo straordinario filone avventuroso iniziato con "Viaggio al centro della Terra": è un romanzo, in cui domina la descrizione del rapporto tra uomo e natura, sullo sfondo delle gallerie della miniera di Aberfoyle, illuminate da una luce narrativa capace di rischiarare con minuziose descrizioni, anche luoghi tanto oscuri e inospitali. La storia narra di una famiglia di minatori, che per ragioni affettive e professionali, decide di continuare a vivere nel ventre della miniera, anche dopo l'esaurimento dell'ultimo filone di carbon fossile. I minatori continuano a scavare nelle viscere più profonde della miniera finché scoprono dietro una parete di roccia un nuovo mondo sotterraneo, magnifico e inaspettato. Si trasferiscono così nel sottosuolo dove decidono di fondare una nuova città: Goal City. Ma la storia è densa di incidenti ed imprevisti, macchinati da Silfax, un vecchio minatore che viveva, ad insaputa di tutti, nel fondo della miniera e che impedirà con tutti i mezzi la scoperta della Nuova Aberfoyle.

giovedì 7 ottobre 2010

LA POESIA DEL MESE DI OTTOBRE

LA POESIA DI OTTOBRE






Ara-umi ya
Sado ni yokotau
Ama-no-gawa


Mare in burrasca -
Sospesa sull'isola di Sado
la Via Lattea


(Matsuo Bashō)

Commento:
Secondo il Kojiki (Cronache di antichi eventi), l'isola di Sado farebbe parte del vastissimo pantheon scintoista e sarebbe stata generata da Izanagi e Izanami, gli antichi Dei primordiali, che in seguito alla loro unione carnale generarono tutte le isole del Giappone.
Ai tempi di Bashō, l'isola di Sado era un luogo di confino. Sufficientemente lontana dalle coste ma non troppo, e anche grazie alla presenza di miniere di oro e di argento, la resero un luogo ideale in cui relegare i personaggi scomodi.

In questo haiku l'autore fa però riferimento alla leggenda dell'isola di Sado.
La storria narra delle vicessitudini di due amanti, una sorta di Giulietta e Romeo nipponici ante litteram.
Come nella storia nostrana, le rispettive famiglie proprio non si sopportano e si evitano a tutti i costi. I due innamorati per un pò si frequentano di nascosto ma vengono scoperti. Nasce un putiferio e vengono di conseguenza separati: lei rimarrà sulla costa mentre lui verrà spedito sull'isola di Sado. La lontananza però non è un rimedio al mal d'amore, anzi lo accuisce. Ogni giorno si recano sulla spiaggia per pregare consapevoli che non potranno mai vedere, nè toccare, nè udire l'altro ma solo immaginarlo. Disperati entrambi si suicidano gettandosi tra i flutti di quel mare che li separava. Per volere degli dei, i loro spiriti furono posti in cielo in due costellazioni mentre le gazze, librandosi in volo, dispiegarono le loro ali, toccandosi le penne le une con le altre  e formando così un ponte di stelle che potesse idealmente congiungere i due innamorati. Quel ponte è la via lattea (ama no gawa, letteralmente "Fiume di pioggia").

L'immagine postata è una celebre stampa su carta di Utagawa Kuniyoishi e fa parte di una serie di stampe che illustravano la vita di Nichiren (1222-1282), monaco fondatore della scuola buddista del Loto. Nella scena si vede Nichiren durante il suo esilio (1272-1274) nell'isola di Sado . La sua figura è l'unica colorata di rosso in un ambiente innevato. Lo si vede mentre arranca con fatica nella neve ed è l'unico punto caldo in un ambiente gelido. Il paese inbiancato non sembra dare segno di vita, mentre la solitudine del monaco è accentuato dall'albero invernale che si piega nella stessa direzione di Nichiren. Da notare che manca, sullo sfondo, la linea dell'orizzonte facendo sì che il cielo e il mare si confondino e contribuendo al senso di desolazione dell'insieme.