venerdì 23 aprile 2010

FINALMENTE

Finalmente il film è uscito nelle sale cinematografiche italiane. Agora, tratta della storia di Ipazia e degli scontri tra cristiani e pagani, con estremisti da entrambe le parti. In questa storia di violenze, in cui la stessa Ipazia, unica donna ammessa all'insegnamento di materie scientifiche e filosofiche, si innesta la delicata storia d'amore non corrisposto tra la stessa Ipazia e il suo schiavo.
Per quanto mi piacerebbe andarlo a vedere al momento tutti i miei amici, chi per una cosa e chi per un'altra, sono tutti impegnati. Non mi è mai piaciuto andare al cinema da solo. Non mi resta che attendere che esca il DVD o che sia messo in vendita in edicola. Certo non è la stessa cosa ma mi devo accontentare.
Mi piacerebbe però che chiunque lo abbia visto potesse lasciare un giudizio, negativo o positivo che sia, su questo film. 

mercoledì 21 aprile 2010

LATTE DI GALLINA



LATTE DI GALLINA


Famiglia: Liliaceae


Latte di gallina minore: Ornithogalum umbellatum
Latte di gallina maggiore: Ornithogalum pyramidale

Descrizione:  
O.umbellatum: pianta di 10-30 cm, con bulbi sferici; foglie radicali, lineari, larghe 2-5 mm, con una nervatura centrale bianca. L’infiorescenza è un racemo corimboso, eretto; perianzio composto da 6 segmenti, lunghi 15-25 mm e larghi 4-8 mm, bianchi, con una banda verde sul rovescio. La capsula è ellittica. Fioritura da aprile a giugno.
O. pyramidale: pianta perenne bulbosa, alta 40-60 cm, simile alla precedente, con fusto eretto, robusto, superante le foglie che sono tutte basali; in alto porta un racemo,a forma di piramide, allungato, fiori con peduncoli eretti e tepali di colore bianco-giallognolo, venati dietro di verde. La capsula è ovale e misura 1 cm.
Fioritura da maggio a giugno.

Etimologia
Il nome del genere deriva dal greco “Ornithos” che significa “uccello” e da “galum” che significa “latte” e che rispecchia il nome volgare italiano di "Latte di gallina". Il nome del genere “umbellatum” significa “a forma di ombrello” in riferimento alla disposizione dei fiori, così come il termine “pyramidale”.

Curiosità: il Latte di Gallina, sia nella sua forma con fiori a ombrella, sia nella forma con fiori disposti a piramide, è pianta assai comune.
Il nome volgare di Latte di Gallina è un termine la cui origine è fonte di dibattito. Secondo alcuni deriva dal lattice che tutta la pianta emana quando viene spezzata; secondo altri invece deriva dall’uso medievale di utilizzare i bulbi, bianchi come latte, come cibo per galline. Vi è inoltre una terza possibilità, il latte di gallina è anche il nome di una ricetta a base di uova, zucchero e latte che nel tempo è andata ad indicare un cibo raffinato e prezioso. Fin dal medioevo infatti i bulbi fritti o bolliti hanno rappresentato un cibo nutriente e delizioso, tanto che molti pellegrini ne tenevano alcuni nelle loro bisacce per affrontare con più sicurezza i loro viaggi.Va ricordato che gli stessi bulbi, così come l’intera pianta, sono altamente tossici crudi e commestibili se cotti. Gli inglesi la chiamano “Star of Bethelehme” ovvero “Stella di Betlemme”. Secondo una leggenda, quando Gesù nacque, apparve una corona di dodici stelle sul suo capo. Ogni stella, bianca e candida, era rappresentata da un fiore di questa pianta. Molto più romantico è il nome volgare dato dai francesi ovvero “Dame des onze heures” cioè “la signora delle ore undici”. I fiori sono molto sensibili alla luce solare tanto che si aprono verso le undici del mattino per poi chiudersi a sera. Se il cielo poi è nuvolo, i petali tendono ad arricciarsi verso l’interno.

martedì 20 aprile 2010

KOJO NO TSUKI

 Rentaro Taki (1879-1903): Kojo no Tsuki (La luna sulle rovine del castello) per arpa e flauto.

Il pezzo, scritto nel 1901, si ispira al castello di Oka, edificato nel 1185 e ai tragici eventi che in essi si svolsero. Succesivamente Yamada modificò la musica per renderla ancora più malinconica e struggente e per rievocare ancor meglio il dolore della perdita del castello.

Come scrisse Basho in un suo haiku, visitando i resti di un'altro castello,
 "Tracce di un sogno
di guerrieri
nell'erba alta dell'estate"


lunedì 19 aprile 2010

CANZONE DEL CREPUSCOLO

SONG OF TWILIGHT (CANZONE DEL CREPUSCOLO) di Yoshinao Nakada (1923-2000)

 

mercoledì 14 aprile 2010

TUTTI GIU` CON IL TRONCO

 In Giappone, una delle feste più spettacolari è quella chiamata "Obanshira" ovvero la festa dell'erezione dei "pali sacri". Essa si svolge ogni sei anni a Nagano, località nei pressi del lago Suwa. Il festival rappresenta la simbolica erezione dei pali di sostegno del tempio di Suwa Taisha. Il rito è scintoista e dura diversi mesi. É suddiviso in due tempi: nel primo tempo, che si volge ad aprile e che si chiama "Yamadashi (cioè "venir giù dal monte") viene scelto e abbattuto un grande albero tramite ascie e scuri sacre, appositamente fabbricate per l'occasione e utilizzate una volta sola. I tronco viene legato con corde, colorato di rosso e bianco, i tipici colori della religione Shinto, e portato in cima a una collina. Dopodiche viene letteralmente cavalcato e lasciato scivolare per i fianchi del colle e guidato da una truppa di uomini come fosse un cavallo imbizzarrito. La cerimonia di cavalcamento del tronco è chiamata "Kiotoshi", ed è molto pericolosa.
La seconda parte della festa è chiamata "Satobiki"  e avviene in maggio. In essa avviene la simbolica erezione del palo sacro. Il tronco viene portato a destinazione, a mano, e issato con l'ausilio di corde e forza umana.
Sembra che Obanshira Festival avvenga ininterottamente da 1200 anni.
Se poi volete anche voi provare l'ebrezza del cavalcamento di un tronco, non abbattete l'alberello del vostro giardino così caro a mamma !




martedì 13 aprile 2010

W LA SCUOLA (MENSA) ?

La notizia è di qualche giorno fa. Pare che un comune del trevigiano, in veneto, abbia sospeso il servizio mensa per i bambini e che gli stessi, ed questo il fatto grave, siano stati costretti a mangiare pane e acqua sotto lo sguardo di tutti gli altri che avevano un pasto regolare. Sembra che le maestre abbiano invogliato tutti i bambini della mensa a condividere qualcosa con i nove bambini più sfortunati di loro. Il comune aveva preso questa decisione poichè si era accorta che molti non pagavano il servizio mensa.
Sembra poi che un anonimo benefattore abbia pagato i debiti pendenti, pari a circa 1000 euro, dei genitori di questi bambini.
Nel frattempo è emerso, sempre nel trevigiano, che un'altro ragazzo sia stato bocciato perchè i genitori non avevano i soldi per pagare l'abbonamento dell'autobus per il figlio: avevano perso entrambi il lavoro.
La cosa che fa veramente scandalo è poi la decisione di una scuola media di Treviso di spendere ben 4000 euro per cose futili come le divise dei propri alunni, una polo e una camicia grigia, azzurra per i maschi e rosa per le femmine (solo per un cambio, il secondo è a totale carico dei genitori) con motivazioni abbastanza aberranti.
Tutto ciò mi lascia perplesso (e anche amareggiato) per la brutta piega che sta prendendo la scuola italiana.

Questo il testo integrale della lettera apparsa su un quotidiano locale dell'anonimo benefattore:

"Io non ci sto
Sono figlio di un mezzadro che non aveva soldi ma un infinito patrimonio di dignità. Ho vissuto i miei primi anni di vita in una cascina come quella del film “L’albero degli zoccoli”. Ho studiato molto e oggi ho ancora intatto tutto il patrimonio di dignità e inoltre ho guadagnato i soldi per vivere bene. E’ per questi motivi che ho deciso di rilevare il debito dei genitori di Adro che non pagano la mensa scolastica.
A scanso di equivoci, premetto che:
- Non sono “comunista”. Alle ultime elezioni ho votato per FORMIGONI. Ciò non mi impedisce di avere amici dì tutte le idee politiche. Gli chiedo sempre e solo la condivisione dei valori fondamentali e al primo posto il rispetto della persona.
- So perfettamente che fra le 40 famiglie alcune sono di furbetti che ne approfittano, ma di furbi ne conosco molti. Alcuni sono milionari e vogliono anche fare la morale agli altri. In questo caso, nel dubbio sto con i primi. Agli extracomunitari chiedo il rispetto dei nostri costumi e delle nostre leggi, ma lo chiedo con fermezza ed educazione cercando di essere il primo a rispettarle. E tirare in ballo i bambini non è compreso nell’educazione.
Ho sempre la preoccupazione di essere come quei signori che seduti in un bel ristorante se la prendono con gli extracomunitari. Peccato che la loro Mercedes sia appena stata lavata da un albanese e il cibo cucinato da un egiziano. Dimenticavo, la mamma è a casa assistita da una signora dell’Ucraina.
Vedo attorno a me una preoccupante e crescente intolleranza verso chi ha di meno. Purtroppo ho l’insana abitudine di leggere e so bene che i campi di concentramento nazisti non sono nati dal nulla, prima ci sono stati anni di piccoli passi verso il baratro. In fondo in fondo chiedere di mettere una stella gialla sul braccio agli ebrei non era poi una cosa che faceva male.
I miei compaesani si sono dimenticati in poco tempo da dove vengono. Mi vergogno che proprio il mio paese sia paladino di questo spostare l’asticella dell’intolleranza di un passo all’anno, prima con la taglia, poi con il rifiuto del sostegno regionale, poi con la mensa dei bambini, ma potrei portare molti altri casi.
Quando facevo le elementari alcuni miei compagni avevano il sostegno del patronato. Noi eravamo poveri, ma non ci siamo mai indignati. Ma dove sono i miei compaesani, ma come è possibile che non capiscano quello che sta avvenendo?
Che non mi vengano a portare considerazioni “miserevoli”. Anche il padrone del film di cui sopra aveva ragione. La pianta che il contadino aveva tagliato era la sua. Mica poteva metterla sempre lui la pianta per gli zoccoli. (E se non conoscono il film che se lo guardino..)
Ma dove sono i miei sacerdoti. Sono forse disponibili a barattare la difesa del crocifisso con qualche etto di razzismo ? Se esponiamo un bel rosario grande nella nostra casa, poi possiamo fare quello che vogliamo?
Vorrei sentire i miei preti “urlare”, scuotere l’animo della gente, dirci bene quali sono i valori, perché altrimenti penso che sono anche loro dentro il “commercio”.
Ma dov’è il segretario del partito per cui ho votato e che si vuole chiamare “partito dell’amore” ? Ma dove sono i leader di quella Lega che vuole candidarsi a guidare l’Italia ?
So per certo che non sono tutti ottusi ma che non si nascondano dietro un dito, non facciano come coloro che negli anni 70 chiamavano i brigatisti “compagni che sbagliano”.
Ma dove sono i consiglieri e gli assessori di Adro? Se credono davvero nel federalismo, che ci diano le dichiarazioni dei redditi loro e delle loro famiglie negli ultimi 10 anni. Tanto per farci capire come pagano le loro belle cose e case.
Non vorrei mai essere io a pagare anche per loro. Non vorrei che il loro reddito (o tenore di vita) venga dalle tasse del papà di uno di questi bambini che lavora in fonderia per 1200 euro mese (regolari).
Ma dove sono i miei compaesani che non si domandano dove, come e quanti soldi spende l’amministrazione per non trovare i soldi per la mensa ? Ma da dove vengono tutti i soldi che si muovono, e dove vanno?
Ma quanto rendono (o quanto dovrebbero o potrebbero rendere) gli oneri dei 30.000 metri cubi del laghetto Sala ? E i 50.000 metri della nuova area verde sopra il Santuario chi li paga? E se poi domani ci costruissero? E se il Santuario fosse tutto circondato da edifici? Va sempre bene tutto?
Ma non hanno il dubbio che qualcuno voglia distrarre la loro attenzione per fini diversi ? Non hanno il dubbio di essere usati? E’ già successo nella storia e anche in quella del nostro paese.
Il sonno della ragione genera mostri.
Io sono per la legalità. Per tutti e per sempre. Per me quelli che non pagano sono tutti uguali, quando non pagano un pasto, ma anche quando chiudono le aziende senza pagare i fornitori o i dipendenti o le banche. Anche quando girano con i macchinoni e non pagano tutte le tasse, perché anche in quel caso qualcuno paga per loro.
Sono come i genitori di quei bambini. Ma che almeno non pretendano di farci la morale e di insegnare la legalità perché tutti questi begli insegnamenti li stanno dando anche ai loro figli.
E chi semina vento, raccoglie tempesta!
I 40 bambini che hanno ricevuto la lettera di sospensione servizio mensa, fra 20/30 anni vivranno nel nostro paese. L’età gioca a loro favore. Saranno quelli che ci verranno a cambiare il pannolone alla casa di riposo. Ma quei giorno siamo sicuri che si saranno dimenticati di oggi?
E se non ce lo volessero più cambiare? Non ditemi che verranno i nostri figli perché il senso di solidarietà glielo stiamo insegnando noi adesso. E’ anche per questo che non ci sto.
Voglio urlare che io non ci sto. Ma per non urlare e basta ho deciso di fare un gesto che vorrà dire poco, ma vuole tentare di svegliare la coscienza dei miei compaesani.
Ho versato quanto necessario a garantire il diritto all’uso della mensa per tutti i bambini, in modo da non creare rischi di dissesto finanziario per l’amministrazione, in tal modo mi impegno a garantire tutta la copertura necessaria per l’anno scolastico 2009/2010.
Quando i genitori potranno pagare, i soldi verranno versati in modo normale, se non potranno o vorranno pagare il costo della mensa il residuo resterà a mio totale carico. Ogni valutazione dei vari casi che dovessero crearsi è nella piena discrezione della responsabile del servizio mensa.
Sono certo che almeno uno di quei bambini diventerà docente universitario o medico o imprenditore o infermiere e il suo solo rispetto varra la spesa.
Ne sono certo perché questi studieranno mentre i nostri figli faranno le notti in discoteca o a bearsi con i valori del “grande fratello”.
Il mio gesto è simbolico perché non posso pagare per tutti o per sempre e comunque so benissimo che non risolvo certo i problemi di quelle famiglie.
Mi basta sapere che per i miei amministratori, per i miei compaesani e molto di più per quei bambini sia chiaro che io non ci sto e non sono solo.
Molto più dei soldi mi costerà il lavorio di diffamazione che come per altri casi verrà attivato da chi sa di avere la coda di paglia. Mi consola il fatto che catturerà soltanto quelle persone che mi onoreranno del loro disprezzo.
Posso sopportarlo. L’idea che fra 30 anni non mi cambino il pannolone invece mi atterrisce.
Ci sono cose che non si possono comprare. La famosa carta di credito c’è, ma solo per tutto il resto.
Un cittadino di Adro"

domenica 4 aprile 2010

LA POESIA DEL MESE DI APRILE



Mizuumi mitsuru
michi fukure
gekkoo afure.

Il lago si è riempito,
e ora straripa con l'acqua
la luce della luna.
                          (Ogiwara Seisensui - 1884-1976)

Commento: questo splendido haiku è un piccolo gioiello di poesia contemplativa e dimostra come, con poche parole, si possa descrivere molte più cose di quante se ne vorrebbero dire. Esso infatti rimanda a una visione di un lago dopo le pioggie. Il lago è talmente pieno che le acque straripano. L'haiku ci dice, indirettamente, che è notte e che il cielo è sereno. Questo senso di serenità e di quiete è ribadito dal fatto che la luna (in giapponese Gekkoo = luna piena) si riflette nelle acque calme del lago.
L'haiku ha un'altra particolarità. Ve ne siete accorti ? Manca il kigo, ovvero il riferimento stagionale.
Verso la fine dell'ottocento e inizii del novecento molti poeti occidentali andranno incontro a un fenomeno di rottura con la tradizione. Già il verismo aveva minato il senso poetico tradizionale con una definitiva e voluta rottura dei valori e ideali romantici. La frattura tra il nuovo e il vecchio si accentuerà  alla vigilia della prima guerra mondiale per culminare nelle correnti poetiche futuriste e surrealiste che troveranno e sperimenteranno nuovi modi di fare poesia.
Una cosa del genere accadrà anche in Giappone dove numerosi poeti, per loro scelta, si rifiuteranno categoricamente di introdurre il kigo nei loro haiku. Addirittura si arriverà ad alcuni gruppi di poeti che spazzeranno via l'originaria metrica, 5-7-5 sillabe più kigo, e conserveranno soltanto il numero di versi (tre) di lunghezza diversa da quella tradizionale.

Breve biografia: Ogiwara è nato nel 1884 a Tokio. All'età di quindici anni pubblica la sua prima poesia. Nel 1908 si Laurea in Linguistica e tre anni dopo fonda una rivista specializzata in haiku. Fu uno dei primi a tradurre Goethe dal tedesco in giapponese. Dopo la morte della made, del figlio e della moglie, avvenute in rapida sucessione, divenne monaco buddista e visse come pellegrino. Pubblicò quasi 400 volumi tra poesie, traduzioni, critiche e studi poetici. Nel tentativo di rinnovare l'haiku abolì l'uso del kigo.