lunedì 28 giugno 2010

GLI SPOSI


Eccovi alcune foto degli sposi.




Qua sotto i due sposi Sergio e Isabella con alcune loro alunne.



E qua ecco gli sposi alle prese con gli scherzi degli amici, lui vestito da ape e lei da fiorellino.
Questa è invece la mia poesia 
                                                                  
                                                                A Sergio e Isabella 
                                                     il cui amore 
                                                                      è come l'orlo della terra
                                                         a cui si avvolge
                                                     sopra e sotto
                                                          il cielo e il mare.


Ho udito
il vento del cuore
di novelli sposi.
Nel tempo di una sillaba
tutto è racchiuso:
la vita, l'amore,
l'eternità.

martedì 22 giugno 2010

ARISTOLOCHIA








ARISTOLOCHIA

Famiglia: Aristolochiacee

Nomi botanici: Aristolochia clematitis

Descrizione:
Pianta di 30- 70 cm di altezza; fusto non ramificato e flessuoso; foglie ovato-cuoriformi, verde chiaro, lunghe 6-10 cm; fiori in gruppi di 2-8 alle ascelle fogliari, con tubo ricurvo e rigonfiato alla base, giallastri; stami 6; il frutto è una capsula ovoidale che ricorda un piccolo melone o una pera. Fioritura: da Maggio a Luglio.

Etimologia: il nome del genere deriva dal greco àristos che significa “ottimo” e da lochéia che significa “parto” in riferimento alle sue proprietà medicinali. Poiché spesso si sostiene su altre piante, il nome della specie la collega alle clematidi.

Curiosità
L’aristolochia è stata usata nell’antico Egitto, nell’Europa medievale e dagli Indiani d’America per diversi secoli come pianta in grado di favorire le contrazioni uterine e dunque per facilitare il parto.
Il nome corrente è dovuto a Paracelso che sembra utilizzasse moltissimo tale erba.
Apuleio ne raccomandava l’utilizzazione dei semi come rimedio contro i malefici mentre in molte parti degli Stati Uniti, specie nel Middle West, si usa appendere fasci di questa pianta fuori dalle porte quale rimedio contro il malocchio e la sfortuna.
Nel medioevo, poiché sia il fiore che le radici ricordano rispettivamente la lingua e il corpo di un serpente sinuoso, la si utilizzava, per l’antica dottrina della segnatura, come rimedio contro i morsi di serpente. In genere con scarso successo !
Nonostante la sua importante azione sulle partorienti, negli anni ’80 si è scoperto che uno dei suoi principi attivi, l’acido aristolochico, possiede un’azione cancerogena. Per questo motivo è stata bandita sia da ogni uso erboristico sia come componente dagli integratori alimentari.
Particolare è il sistema di fertilizzazione dei fiori. L’impollinazione è effettuata a opera dei moscerini e altri piccoli insetti: all’interno del calice piccoli peli rigidi rivolti verso il basso impediscono al moscerino entrato di uscirne. A impollinazione avvenuta, i peli interni si afflosciano permettendo così la fuga dell’insetto il quale verrà attratto da altri fiori di aristolochia. Tale meccanismo di impollinazione è possibile riscontrare anche negli Arum e nelle Calle e in genere in tutta la famiglia delle Araceae.

Dove si trova:
La pianta è molto diffusa. È possibile osservarla lungo le sponde dei canali e lungo i margini dei fossi.

domenica 20 giugno 2010

AUGURI

Pochi giorni fa una mia carissima amica ha compiuto gli anni. Putroppo mi sono dimenticato di farle gli auguri, preso come sono dai mille impegni, dai problemi dell'azienda in cui lavoro e dagli esami che devo dare.
Per farmi perdonare,poichè so che questo le piacerà, ecco il video dell'Adagio del Concerto di Aranjuez di Rodrigo, trascritto per Arpa.



E qui la Fantasia per arpa e violino di Camille Saint-Saens


E poi chi l'ha detto che gli arpisti sono solo donne ? Ecco il vincitore di un concorso tedesco per giovani talenti- sezione arpa. Il suo nome è Emmanuel Ceysson.

mercoledì 16 giugno 2010

SCELTE DIFFICILI

Tra circa dieci giorni si sposerà un mio carissimo amico. Come da mia personale tradizione, anche per lui vi sarà una mia piccola composizione. La leggerete su questo mio post solo dopo la cerimonia.
Ho comunque una scelta difficile da fare e mi servirebbe il vostro aiuto. É meglio scriverla su pergamena o va bene anche su carta A4 ? Meglio utilizzare carta color avorio o è preferibile quella bianca ? Scrivere a mano su carta vergata (ho comprato la carta medicea dai bordi sfilacciati) o al computer su foglio lucido ? E se la facessi invecchiare utilizzando il caffè ?
Cosa mi suggerireste ? Avete mai fatto cose simili ? Ditemi, ditemi !!! Tenete conto che in queste cose sono un pò imbranato !
Nel frattempo ho già comprato tutti i tipi di carta tranne la carta pergamena poi sperimenterò ma non ho molto tempo.

martedì 15 giugno 2010

IL LANCIO DEL PULCINO

Non so se ci avete fatto caso ma non ci sono più le rondini. Non le sento più gorgogliare con il loro inconfondibile canto. In compenso sono aumentate le gazze ladre e i merli (Turlus merula).
É appunto una coppia di  quest'ultimi che hanno deciso di fare il nido nel mio caprifoglio. La scoperta è di qualche settimana fa quando sentivo pigolare qualcosa. Ieri i piccoli, ben tre pulcini, hanno tentato la fuga, sotto gli occhi vigili della madre. Ho cercato di rimetterli nel loro bel nido ma niente da fare. Ne mettevo uno e ne fuggiva un altro. Come se ciò non bastasse me li portava pure via il mio cane Vale. Naturalmente la madre era sempre nei paraggi per despitare l'azione criminale del mio animale. Alla fine, dopo un'ora di inutili tentativi, ho preso una decisione: li ho letteralmente lanciati, a mò di fionda, sulle fronde del mio rampicante e vada come vada. Oggi sono andato a controllare e già non c'erano più, dispersi nel mio ampio cortile. Non oso pensare che mi siano diventati dei TAKE AWAY FOR CATS. Stupidi Merli !!!


Per chi non ha mai sentito il canto del merlo eccolo preso da Youtube.


E qui c'è l'inconfondibile canto delle rondini (Hirundo rustica):


Qui invece la meno conosciuta delle opere di Puccini, "La rondine": Quartetto "Bevo al tuo fresco sorriso"

domenica 13 giugno 2010

ASPETTANDO IL LIZZAGONE

Quella dei Gonzaga è stata una delle più piccole ma potenti casate italiane. Il loro territorio, corrispondente più o meno alla provincia di Mantova, fu molto ambita da molte persone per la ricchezza del suo territorio.
Non è iun caso infatti che un suo membro, Vespasiano Gonzaga, signore di Sabbioneta e Rivarolo, ricevette il massimo riconoscimento imperiale: il Toson d'Oro.
Nel 1531, in gran segreto, si sposeranno Luigi Gonzaga detto "il Rodomonte" a motivo della sua forza e prestanza atletica, e Isabella Colonna appartenente alla potente famiglia romana omonima. Essi saranno i genitori di Vespasiano il quale non mancherai mai di ricordare il cognome della madre inserendo due colonne nello stemma di famiglia.
A ricordo di questa unione Rivarolo Mantovano celebra ogni anno due eventi, il Lizzagone in giugno e il Palio in agosto.

Il Lizzagone è la festa rinascimentale di Rivarolo Mantovano che si svolge nella piazza e nelle vie del paese della durata di tre giorni.
Molti cittadini partecipano attivamente girando in costume, alcuni dei quali veramente splenditi. Rivivrete i fasti della piccola ma potente corte dei Gonzaga e potrete pure assaggiare varie pietanze rinascimentali, tra cui la frittata di luartis (in teoria di luppolo ma in partica di asparagi).
Vi saranno spettacoli vari, con corsa delle oche, parate coreografiche, sbandieratori, musici e giullari, frati e danzatrici, armigeri e sputafuoco, funamboli e trampolieri.
Il sabato, per chi lo desidera, si può partecipare al convivio (prenotazione obbligatoria) . Quando poi calerà la sera e la festa raggiungerà il suo culmine, potrete assistere alla spettacolare danza del fuoco e ai fuochi artificiali finali. Quindi non mancate. Vi aspettiamo a Rivarolo Mantovano (MN) Venerdì 18, Sabato 19 e Domenica 20 giugno 2010, dalle ore 19.00 fino alle ore 24.00.
 In attesa della festa rinascimentale ieri si è poi tenuto il concerto dedicato ai Canti di Corte ovvero ai madrigali, fenomeno musicale tipicamente italiano. Putroppo la mia connessione internet non mi permette di inserire foto (vedrò cosa posso fare domani dall'ufficio) ma voglio ugualmente ricordare i bravi interpreti :
Roberta Andalò, soprano - Floriano D'Auria, Controtenore - Davide Guarneri, oboe - Sara Pastine, violino - Michele Lanzini, violoncello - Simone Ori, clavicembalo - Introduzione al concerto di Vittorio Rizzi.

Ecco qua però i bravissimi Davide Guarnieri e Simone Ori in un concerto dell'anno scorso sempre a Rivarolo tratto da youtube.

venerdì 11 giugno 2010

LA POESIA DEL MESE DI GIUGNO

 Sul finire del seicento in Giappone, la poesia assunse, spesso, forme particolari come nel caso del Haiga. Questa parola deriva dall'unione di due termini giapponesi: Haiku (Poesia breve) e Ga (Pittura). Il massimo culmine di quest'arte si ebbe con Yosa Buson, poeta e disegnatore tra i più importanti.
Quello dell'Haiga, in Giappone, sarà considerata una vera e propria arte che tende a riunire in una sola persona tutte le varie specialità artistiche del tempo: poesia, disegno, musica e calligrafia.
 Quella che vedete qua sotto è un esempio di tale arte.
 Autore: Hiroshige
Anno: 1832 circa
Titolo Originale: Matsu Tsuki ni Mimizuki (Gufo su ramo di pino)
Tipo: xilografia su carta

L'aspetto verticale di quest'opera da slancio a tutto l'insieme e fa focalizzare l'attenzione verso il centro.
In questa xilografia noi notiamo subito un gufo appollaiato su un ramo di pino e subito al di sotto si intravede una parte di una falce di luna. Il gufo sembra addormentato.
In basso a sinistra vi è il timbro rosso dello stampatore, mentre subito al di sopra vi è la firma dell'autore: Hiroshige.
La stampa è completata  da una poesia di  Hachijintei, visibile in alto a destra:

三日月の 船遊山して みゝつくの 耳に入たき 松風の琴  

Mikazuki no
funa asobi shite
mimitsuku no
mimi ni iretaki
                                                                    matsukaze no koto

Dalla barca della luna nuova
il gufo è cullato:
vorrei che sognando
sentisse l'arpa
del vento tra i pini.

L'arpa che sente il gufo in realtà è un koto. 
Come si può facilmente intuire la poesia senza la stampa dice poco e nulla e viceversa: entrambe si integrano a vicenda e si completano.

mercoledì 2 giugno 2010

UN LIBRO DA LEGGERE



Titolo originale: Ugetsu monogatari 雨月物語. Il primo Kanji significa Pioggia, il secondo significa Luna mentre il terzo e il quarto insieme significano Racconti. Con il termine di "Pioggia e Luna" i giapponesi indicano il 15 di agosto. Secondo la tradizione in questa notte la luna è particolarmente bella specie se il cielo è coperto e piove. Il termine sta indicare cio che è bello utilizzando solo l'immaginazione.
Prima pubblicazione: 1776


Nove storie di fantasmi nelle quali Ueda Akinari (1734-1809) riprende spunti cinesi e motivi del folclore, del romanzo e del teatro giapponesi, ma anche fatti di cronaca, rielaborandoli in situazioni originali. Ma questi elementi sono solo parte dell'intuizione poetica e della capacità dell'autore di trasformare le sue sue storie in racconti dove il ricorso al soprannaturale è soprattutto in funzione estetica, la paura è mitigata dalla poesia, e quando "cantano i fagiani e combattono i draghi" il brivido dell'orrore si accompagna all'emozione della bellezza.

martedì 1 giugno 2010

CHE COS'É QUESTA ?

 
Ieri, domenica 30 maggio, si è svolta la prima edizione di Cavedagna Selvaggia.
18 i partecipanti tra cui un bambino di 10 anni e un ragazzo di 15.
Cavedagna è un termine italiano che indica un piccolo viottolo che si snoda attraverso i campi.
Vi devo dire che non speravo avere un così alto numero di partecipanti, visto il cielo plumbeo, che minacciava pioggia, mi ritenevo fortunato se avessero aderito 5 o 6 persone. Addirittura, visto il tempo, la davo ormai per spacciata. "Qua ora non verrà nessuno !" avevo pensato appena alzato.
Il gruppo era eterogeneo, c'era la professoressa di Scienze, c'era la pensionata che scriveva tutti i nomi da me enunciati e c'era la signora che raccoglieva piante per poi fissarle con nastro adesivo in una specie di erbario improvvisato.
Il giorno prima ero andato in perlustrazione per poter assicurarmi che il tragitto fosse perfetto e per avere un'idea anche delle piante sopravvissute al regolare sfalcio.
La mia idea originaria era quella di spiegare una ventina di piante, venti vegetali con il loro bagaglio di storie e leggende e su quelle mi ero particolarmente preparato. Invece, fin da subito, hanno iniziato a chiedermi "Cos' è questa ? E quest'altra ? E quell'albero ? Ma è vero che la tal pianta si usa per questo..?". Da venti piante iniziali siamo passati a una sessantina, non di tutte ho potuto dare un nome e in un caso me ne sono perfino inventato uno. Parte di noi si è poi fermato all'ombra di un enorme pioppo per consumare il proprio pranzo al sacco. Molti hanno raccolto esemplari su esemplari, facendo estinguere anche una piantina rara dalle nostre parti. Il massimo della raccolta si è avuto però al termine all'ingresso di un giardino privato: hanno raccolto, con tanto di radice, piccole piantine di Nigella e di Echoltzia (il giallo papavero della California) con buona pace del proprietario.

Devo confessarvi che questa esperienza è stata per me estenuante poichè ho dovuto rispondere a numerose domande, e soddisfare varie curiosità. Spiegato a loro perchè è stato necessario dare alle piante un nome scientifico, le sotire dei primi botanici (John Ray e Carlo Linneo),  ho fatto vedere la crudele Aristolochia, la bellezza dell'Ornithogalum pyramidale, ho mostrato le differenze tra una Farnia e una Rovere, ho fatto assaporare il profumo delle rose canine e l'ombra degli olmi, spiegato la differenza tra un geranio nostrano e quello dei balconi, descritto la pericolosa Bryonia e l'avena e l'orzo selvatici, ho fatto udire il fruscio delle foglie del tremulo pioppo, il tutto framischiato da storie e leggende. Non so quanto hanno appreso, spero qualcosa, ma per loro e per tutti voi che bazzicate, anche per caso in questo mio blog, sono sempre qua a vostra disposizione.Tutto sommato, se pur stanco, sono soddisfatto. Al prossimo appuntamento (non so quando) di Cavedagna selvaggia.