domenica 31 gennaio 2010

OTELLO

Quando si parla di Otello si pensa subito a Shakespeare o a Verdi i quali hanno entrambi scritto un opera dal titolo omonimo. Verdi, su libretto di Boito, si ispirò al celebre poeta e drammaturgo inglese per creare una delle opere più famose. Tra i due però vi è un'altro compositore famoso più che altro per altre opere liriche. Si tratta di Gioacchino Rossini. Pure lui, su libretto di Francesco Berio di Salsa, compose quest'opera dal titolo omonimo. La storia però non ricalca affatto quella fatta da Shakespeare (che lui non conosceva) ma si è presa molte libertà, fino a creare due finali, uno a lieto fine, in cui Otello e Desdemona si riapacificano, e un altro con un finale drammatico in cui Desdemona viene soffocata e Otello condannato a morte dal Doge di Venezia.

Tratto dall'Otello di Rossini "Assisa a piè d'un salice" per mezzo-soprano, arpa e orchestra .



Ed eco il testo.

Assisa a' piè d'un salice,
immersa nel dolore,
gemea traffita Isaura
dal più crudele amore:
L'aura tra i rami flebile
ne ripeteva il suon.
I ruscelletti limpidi
a' caldi suoi sospiri,
il mormorio mesceano
de' lor diversi giri:
L'aura fra i rami flebile
ne ripeteva il suon.
Salce d'amor delzia!
Ombra pietosa appresta,
di mie sciagure immemore,
all'urna mia funesta;
nè più ripeta l'aura
de' miei lamenti il suon.


giovedì 28 gennaio 2010

POT MAKER


Siamo già a fine gennaio ed ora di pensare alle semine di questa primavera.Prima però di ordinare le sementi da ogni genere di catalogo che avete sotto mano, bisogna preparare i vasetti. A questo scopo è molto utile avere un Pot Maker ovvero un piccolo strumento cilindrico, in genere di legno, con il quale fabbricare da se i propri contenitori partendo da piccole striscie di giornale.Il Pot Maker ha l'indubbio vantaggio di poter riciclare la carta di giornale. Inoltre le piccole piantine sono già pronte per il trapianto: basta scavare una buchetta e inserivivi la vostra piantina completa di terriccio e carta. Con il tempo il giornale si decomporrà.
Lo svantaggio è che il vostro vasetto di carta si asciuga rapidamente. Per questo motivo dovrete porli in un luogo costantemente umido e nel sottovaso non dovrà mai mancare l'acqua.
Io ho preso il mio su E.bay dopo averlo visto sul sito della casa sementiera Thomson e Morgan. Il costo, l'anno scorso, è stato di circa 12 euro, spese spedizione incluse. Naturalmente non è obbligatorio prenderne uno in legno, ne potete farne uno voi utilizzando un qualsiasi cilindro del giusto diametro come barattoli, rotoli di carta igienica o fabbricato con il DAS o la creta.
Ma come si utilizza il Pot Maker. Ecco a voi un video che ve lo mostra. Qui viene utilizzato un semplice barattolo di latta. Il video è in inglese ma ciò nonostante è molto esplicito.




In quest'altro video viene invece utilizzato un bicchiere molto alto ma il concetto è lo stesso.




martedì 26 gennaio 2010

AGNUS DEI

L'agnus Dei, ovvero "L'agnello di Dio" è una litania liturgica presente in molte messe ma non in quelle di rito ambrosiano. Praticamente tutti i più grandi compositori, come Bach, Beethoven, Mozart, Verdi, ecc. lo hanno musicato come parte del rito liturgico. Altri hanno preferito dargli vita propria come quello famoso di Samuel Barber per coro e archi o quello di Bizet (originariamente parte di una messa ma poi distaccatosi per costituire un pezzo a se stante), ecc.
Quello che vi voglio presentare è però la splendida versione data dai I Muvrino, gruppo musicale di origine francese che canta quasi essenzialmente in corso. In Italia sono quasi pressocchè sconosciuti ma forse qualcuno ricorderà una versione di una nota canzone di Sting nel cui video compaiono, oltre ai Muvrino, anche lui medesimo.
Ecco a voi Agnus Dei cantata da I Muvrino. Non so se questa versione sia tratta da quella di qualche compositore, chi è più esperto di me magari potrà chiarirmi ogni dubbio in proposito.



In questa forma è stata utilizzata in un bellissimo Film di Antoine de Caunes. Il titolo è "Monsieur N" e tratta delle vicende di Napoleone, imperatore dei Francesi. La narrazione parte dalla fine, nel 1840, quando le spoglie di Napoleone furono traslate in Francia per esservi sepolte con funerali solenni ma la vicenda prenderà i contorni del giallo: è se Napoleone non fosse morto nell'isola di Sant'Elena ? Per rispondere a questa domanda non dovete che fare due cose: o seguire Giacobbo in Voyager o vedere questo film che ha almeno l'indubbio vantaggio di fornirvi un'idea dei vestiti dell'epoca. 





Tanto per non lasciarvi sulle spine, casomai andaste al Milionario di Scotti, la salma è sepolta nella cattedrale di Saint-Louis des Invalides a Parigi. Nella cripta Napoleone è stato inumato in sette sarcofaghi l'ultimo dei quali in porfido rosa. Va beh che era Imperatore dei Francesi ma non è che gli stessi vollero essere sicuri che da lì non uscisse ?

lunedì 25 gennaio 2010

WANTED

Nome: Giglio dorato,  Yamamuri, Golden-band lily
Nome Scientifico: Lilium auratum
Altezza: pianta bulbosa, alta da 1 a 2 metri, talvolta anche 3.
Foglie: le foglie sono larghe fino a 5 cm e lunghe fino a 20 cm, sono diposte lungo lo stelo sotto l'infiorescenza.
Fiori:  I fiori sono portati da pedicelli lunghi e robusti. Hanno un diametro di circa 20-25 cm.  Il colore base dei fiori è il bianco, con una striscia mediana più o meno colorata di giallo, la quale porta verso la ghiandola nettarifera alla base di ciascun tepalo. I tepali non sono saldati fra di loro, ma formano un largo imbuto. Le loro punte sono ricurve e sulla loro superficie, alla loro base, si notano delle vistose protuberanze (papille) generalmente colorate. Sui tepali sono presenti macchiette (punteggiature) più o meno fortemente colorate, di colore rosso-violaceo o marrone. Esistono però anche forme senza macchie. I fiori sono intensamente profumati. La fioritura avviene nella tarda estate. Gli steli possono portare fino a 25 fiori ma le piante in vaso ne possiedono di meno.
Moltiplicazione: per seme (sono epigei), per divisione dei cespi, per divisione delle squame del bulbo.
Altre Caratteristiche: la pianta è mutovele ma di facile coltivazione. É sensibile ai virus dei gigli. É utilizzata moltissimo dagli ibridatori per creare nuove varietà, spesso di notevole bellezza.
Altre informazioni: la pianta è scomparsa dal sito di Floriana Bulbose da cui proviene la descrizione della stessa.. Chi l'avesse vista in vendita in qualche Garden Center è pregato di avvisarmi. La pianta non è armata e non è pericolosa (almeno fino a che non la si mangi !).

Per il sito di Floriana Bulbose, collegatevi qua:  http://www.florianabulbose.eu/index.htm


 

mercoledì 20 gennaio 2010

SUPERQUARK E IL GIAPPONE

Agli inizii di gennaio Superquark, la trasmissione condotta dal Alberto e Piero Angela, ha realizzato uno speciale dedicato a Tokugawa Ieyasu (1543-1616), la persona che nel 1603 prese per il potere unificando il Giappone e ponendo termine alle numerose guerre civili che fino a quel momento avevano devastato l'arcipelago. Il potere rimase saldo nelle mani della famiglia Togugawa fino al 1868, anno in cui lo shogun Tokugawa Yoshinobu rimise il potere in mano all'imperatore ripristinandone gli attributi.
Purtoppo su youtube non c'è traccia della trasmissione peraltro quasi tutta incentrata sulla battaglia di Sekigahara avvenuta nell'ottobre del 1600.
Quindi accontentatevi di Alberto Angela in versione Marcorè.




lunedì 18 gennaio 2010

MUSICA CLASSICA CONTEMPORANEA GIAPPONESE

SHIGEAKI SAEGUSA: CHILDRENS CONCERTINO PER DUE PIANOFORTI - SECONDO MOVIMENTO

domenica 17 gennaio 2010

mercoledì 13 gennaio 2010

RICORDI D'INFANZIA

Avevo circa 9 anni quando qualcuno mi regalò un bellissimo libro sul ciclo bretone di Artù. Fù in quegli anni spensierati che mi catapultai di getto nelle storie di Percival, Artù, Ginevra, Merlino, Morgana e Viviana. E come tutti a quell'età fantasticavo di un mondo che non c'era più. Sognava di re e regine, di maghi e streghe, di rocche e castelli. Successivamente, a circa 15 anni, lessi tutto ciò che potei saltando da Chrètien de Troyes a Thomas Malory. In tutte queste letture una melodia mi si presentava sempre all'orecchio, era il Greensleeves. Dall'ora associai sempre questa musica all'Irlanda e al Galles, ai torrioni e ai castelli, in improbabili scenari delle mie fanciullesche fantasie. Ecco qui una delle tante versioni. Questa è quella per arpa e flauto.




Crescendo scoprì che anche altri compositori si cimentarono con questo tema. Come non dimenticarare le "Variazioni sopra il tema di Greenleeves" composta di Vaughan ?
Questa che vi propongo è però una composizione di un compositore giapponese, Takashi Kako. Il titolo è "Poesie/Greensleeves".




Infine girovagando su Wikipedia per caso mi imbattei in un re, Enrico VIII, e un pò mi meravigliai che questo famoso e spietato governante Inglese avesse scritto il testo di questa melodia. D'aldronde non era l'unico sovrano che si dilettasse di musica: Re Sole amava purè recitare e danzare !
La prima volta che apparve questa composizione era il 1580. Greenleeves è un termine inglese un pò ambiguo, come era in uso ai quei tempi. Significa sia "Foglie verdi" che "maniche verdi". Qualche storico dice che il titolo faccia allusione al fatto che Anna Bolena, la regina d'Inghilterra, che in seguito venne condannata alla decapitazione per lesa maestà, avesse una leggera malformazione a una mano e che la tenesse nascosta da una lunga manica verde, secondo la moda del periodo. Il nostro bel Enrico, che era un donnaiolo, compose sia la musica che il testo. Ecco quindi a voi la canzone Greenleeves.
Ora che ho scoperto che non si tratta di un motivo medioevale (non si smette mai d'imparare !) ma rinascimentale dovrò annullare tutte le mie fantasie giovanili e rifarne delle nuove. Ma i castelli, i torrioni e i ponti levatoi rimangono ! Concedetemi almeno questo con i Greenleeves !

martedì 12 gennaio 2010

UNA FIABA MALEFICA

E chi l'ha detto che le fiabe devono finire bene ? A dispetto della sua musica a volte dolce e suadente, "Le coq d'or" ovvero "Il gallo d'oro" di Nikolaij Rimskij-Korsakov, l'ultima sua opera lirica, è una fiaba in cui tutto finisce nel peggiore dei modi. Scritta nel 1907 ed eseguita nel 1909, dopo la morte del compositore, vuole essere una feroce satira verso lo Zar che nel 1905 era stato sconfitto dal Giappone.

La storia narra dello zar Dodon che pretende di governare il suo regno dormendo. Un astrologo gli viene in suo aiuto e gli regala un gallo d'oro, una sorta di orologio capace di svegliarlo al minimo pericolo. In cambio lo zar chi concederà qualsiasi cosa. Lo zar è quindi felice e contento di poter riposare senza problemi ma a tarda notte il gallo inizia il suo "chicchiricchi". Lo zar capendo che c'è un pericolo manda uno dei suoi figli per eliminare i nemici del regno. Il gallo è però insistente, e uno dopo l'altro i figli dello zar vanno al fronte. Alla fine quando lo zar deciderà di svegliarsi si accorgerà che i suoi figli si sono uccisi tra di loro per amore di una donna, la regina Cemachan. Anche lo zar se ne innamorerà e la porterà a nozze. L'astrologo vedendo il corteo nuziale decide di chiedere in sposa la giovane regina quale ricompensa per il gallo. In risposta lo zar gli darà uno scettro sul capo. É a questo punto che il gallo d'oro si sveglierà dal suo letargo e inizierà a beccare la testa dello zar fino ad ammazzarlo ed è così che si conclude la fiaba.
"Le coq d'or" è ben altra cosa di quella bellisima opera lirica scritta sempre da Korsakov nel 1900, che è "Tsar Saltan" ossia "La fiaba dello zar Saltan".


Quello che vi propongo è "L'inno al sole" della regina Camechan


sabato 9 gennaio 2010

TUTTI I KANJI

In Giapponese esistono ben quattro sistemi di scrittura che spesso coesistono insieme:

Romanji: è la traslitterazione dei caratteri giapponesi in caratteri latini. Le regole di traslitterazione sono state codificate per la prima volta da Hepburn, un gesuita inglese che sul finire dell'ottocento creò il primo dizionario. Vi è però un'altro sistema di traslitterazione ma non è impiegato dagli occidentali.

Hiragana: è il vero e proprio "alfabeto" ma, a differenza degli alfabeti occidentali, non è strutturato in vocali e consonanti ma in sillabe. L'hiragana è il primo alfabeto imparato dagli alunni giapponesi. Consta di 5 vocali (a, i, e, u, o) e 46 suoni sillabici. É presente una sola consonante non accoppiata a una vocale ed è il suono sillabico "n". I tratti dell'hiragana sono tondeggianti. Non è necessario imparli tutti. Alcune sillabe possono trasformarsi in un'altra sillaba semplicemente aggiungendo in alto a destra le doppie virgolette (nigori) oppure un cerchiolino (maru). Vi sono poi regole grammaticali, delle mere convenzioni, per rappresentare il raddoppiamento delle vocali e delle consonanti e per rappresentare sillabe costituite da una consonante e due vocali.

Katagana: rappresenta il secondo alfabeto imparato dai giapponesi. Anche questo è sillabico e il numero di segni è pari a quello dell'hiragana. Ad ogni segno in hiragana corrisponde quindi un segno nel katagana. Esso viene utilizzato per trascrivere le parole straniere. I tratti del Katagana sono squadrati. Anche qui il maru e il nigori trasformano una sillaba in un'altra.

Kanji: sono gli ideogrammi cinesi. Nel IV secolo il Giappone aiutò la Corea contro il dominio cinese nella zona. La Corea inviò, come ringraziamento, monaci buddisti che introdussero sia la religione buddista sia un sistema di scrittura: quella cinese. Sfortunatamente la lingua cinese è monosillabica mentre quella giapponese è polisillabica. Da qui l'esigenza di adattare i kanji alla pronuncia integrandoli con l'hiragana. La maggior parte dei kanji ha almeno una doppia pronuncia: una cinese e una giapponese. Sebbene il numero di ideogrammi sia vicino ai 5000 simboli, nel secondo dopoguerra il governo decise che gli studenti dovessero impararne almeno 1945, i cosidetti "joyo kanji". I quotidiani giapponesi devono impiegare gli "joyo kanji". Quando impiegano kanji fuori dalla lista canonica devono indicarne anche la pronuncia che è normalmente posta in alto e in piccolo. Gli ideogrammi cinesi, salvo qualche eccezione, sono diversi da quelli giapponesi poichè con il tempo si sono semplificati ognuno in maniera autonoma.



Di seguito ecco tutti i 1945 Kanji.


venerdì 8 gennaio 2010

LE VIOLE

LE VIOLE






 A sinistra Viola tricolor










Famiglia Violaceae
Nomi botanici:
Viola mammola: Viola odorata var. odorata
Viola bianca: Viola odorata var. alba
Viola del pensiero: Viola tricolor

Descrizione: la viola mammola è una pianta alta 5-10 cm, con stoloni procombenti che radicano all’apice, foglie a rosetta basale, senza fusto aereo; foglie cuoriformi, con stipole lanceolate-ovali, brevemente frangiate e larghe 4-5 mm; fiori profumati; corolla viola scuro , raramente bianca o rosa; sperone diritto di uguale colore; sepali ottusi; fioritura da marzo ad aprile.
La viola del pensiero è una pianta alta 10-40 cm; foglie cuoriformi, dentate; stipole pennate, con lobi mediani lanceolati; corolla più lunga del calice, blu, viola e gialla; sperone circa il doppio in lunghezza delle appendici dei sepali.

Etimologia: il nome del genere “Viola”è lo stesso dato dai latini per indicare sia la pianta che il colore. Il termine “odorata” significa “profumata” mentre la parola “tricolor” indica che il fiore è di “di tre colori”.
Il termine “mammola” deriva dal latino “mammolam” ed è un diminutivo di “mamma”. I latini con questa parola indicavano le fanciulle non ancora sposate.

Curiosità: un antico mito greco racconta che un tempo sul lago di Lerna viveva una ninfa bellissima di nome Io. Zeus la vide e se ne innamorò. La avvolse in una nebbia fittissima per mascherare l’incontro agli umani. Giunone, la moglie di Zeus, venuta a sapere della tresca tra suo marito e la ninfa, cercò di sorprenderlo sul fatto. Ordinò ai venti di alzarsi e alla nebbia di dissiparsi ma Zeus, più furbo e scaltro, fiutando il pericolo, trasformò la ninfa in una giumenta bianca, ingannando la moglie. La povera Io era disperata: lei ninfa bellissima tramutata in un ruminante ! L’erba dei prati proprio non la digeriva ! Meglio allora morire di fame ! Zeus, accortosi del rapido dimagrimento, creò per lei un cibo più adatto e dalla terra fece spuntare le viole che ancora oggi portano il nome della ninfa. (In greco “viola” è chiamata “Ion”).

Secondo un altro mito Attis, un eroe greco, era perdutamente innamorato di Atta, figlia del re Mida di Pessinonte. La gelosissima dea Agdistis impedì il matrimonio tra i due facendo impazzire Attis. L’eroe, a causa della sua follia, si evirò sotto un pino e morì. Dal suo sangue nacquero le viole. Proprio in memoria di Attis, a Roma, il 22 marzo venivano celebrate le Tristia, conosciute anche come dies Violae (i giorni delle viole). In questi giorni si portava in processione un tronco di pino ricoperto da ghirlande di viole.

Tornando ai giorni nostri pochi sanno che la viola era il fiore preferito di Napoleone Bonaparte, imperatore dei francesi. Al suo primo incontro con la sua prima moglie, Josephine Beauharnais, lui le regalò un mazzolino di viole. Anche la sua seconda moglie, l‘arciduchessa Maria Luigia d’Austria, era perdutamente innamorata di questo fiore, tanto che non vi è ritratto in cui non compaia almeno uno di questi fiori.
Le sua preferita era la Violetta di Parma, ovvero una varietà di viola mammola dal fiore pallido e doppio e dal profumo più intenso. Ancora oggi è utilizzata per produrre l’olio essenziale di viola. Il profumo di viola ha una particolarità: è un anestetico dell’olfatto. Se provate ad annusare un mazzolino di viole noterete che dopo un certo tempo il loro profumo si attenuerà fino a scomparire, e con esso anche tutti gli altri profumi. Per questo motivo l’essenza di viola è adatta per profumare gli ambienti.
Le viole, da secoli, vengono utilizzate in erboristeria (solo i fiori), come analgesico, contro la tosse, varie affezioni respiratorie, contro alcune dermatiti e malattie della pelle e come blando diuretico. Le radici hanno proprietà emetiche (provocano il vomito). Nel medioevo i fiori erano un ingrediente esenziale per i filtri d’amore: si pensava che bastasse portare con sé le prime viole fiorite, per fare perdere la testa alla propria innamorata. Contro il mal di testa si credeva che fosse sufficiente portare sul capo una corona di questi fiori. I fiori di viola sono commestibili tanto che gli inglese la chiamano “Sweet Violet” (trad.: Violetta dolce). Perché quindi non assaggiarla mordendone lo sperone ? Perché non provarla in insalata o assaggiarla candita ?



 A destra Viola odorata var. alba




Dove si trova
Se la Viola Mammola è facilmente osservabile in natura, Viola tricolor è più difficoltosa da vedere. Per trovarla recatevi in un campo di grano già mietuto e osservate attentamente a terra.

martedì 5 gennaio 2010

L'HAIKU DEL MESE DI GENNAIO




shinobu yo no
ka wa tatakarete
sotto shi ni


Una notte segreta.
Le zanzare muoiono,
colpite piano.
                                        (Anonimo)

Kigo: Ka = zanzara = estate


Traduzione molto letterale

Shinobu: Nascondersi
Yo No (contrazione di Yoru No): serata, notturno
Ka: zanzara
Tatakarete: sono gettate
Sotto: silenziosamente
Shi: morte
Wa, Ni: complementi

Quindi la mia traduzione è:

Nascondersi di sera.
Le zanzare sono gettate
silenziosamente alla morte.



Tra il finire del settecento e la metà dell'ottocento apparvero in Giappone haiku che affrontavano argomenti in maniera nuova. Sono i  Senryuu e sono tutti anonimi. La particolarità di queste poesie è che sono volutamente ironiche. L'ironia di solito è bandita negli haiku.
L'argomento di questa poesia, anche se non è espressamente citato, è il tradimento amoroso.
L'incontro tra i due amanti avviene di sera, a notte inoltrata, poichè il buio cela ogni cosa e rende invisibili. L'incontro è dunque segreto, nessuno deve saperlo o saranno guai seri per le due persone che si stanno in quel momento incontrando.
Il concetto di questa segretezza è poi ribadito dalle zanzare, simbolo tipicamente estivo, che vengono schiacciate senza far rumore. Il sepur minimo suono rivelerebbe infatti la presenza di questo amore clandestino.