giovedì 26 agosto 2010

PASSIFLORA

Questa è il fiore della mia passiflora. Il colore normale è celeste e bianco. La varietà in questione, Passiflora Caerulea "Costance Elliot" è invece tutta bianca.
La pianta va ad affiancarsi ad un'altra passiflora che ormai ha già colonizzato una intera parete di circa due metri di lunghezza.
Mio zio, questa primavera, nonostante i miei divieti, ha deciso di staccarla dal supporto su cui si era arrampicata. Due giorni più tardi vi è caduta la neve e tutta la parte aerea è morta. A maggio è poi rispuntata ma poichè fiorisce sui rami dell'anno precedente, quest'anno non ha fiorito.
Da qui nasce la mia decisione di piantare un nuovo rampicante.
La passiflora è una pianta molto facile da coltivare. Ne esistono varie specie, tutte tropicali. Solo la P. caerulea e le sue varietà, crescono bene al Nord. Per tutte le altre è necessaria la coltivazione in vaso per poterle riparare durante i mesi freddi.
Il nome di Passiflora deriva dalla forma del fiore. Osservandolo bene si possono intravvedere i chiodi, la scala e la corona di spine. Da altre passiflore, dai fiori rosso fuoco, come la Passiflora edulis o la Passiflora quadrangularis, si ricavano i frutti della passione (Passion fruit) da cui si ottengono i succhi di frutta e marmellate omonime. Nel Nord Italia la fruttificazione di Passiflora caerulea è un evento raro.

domenica 22 agosto 2010

FATALITA`




Lunedì 9 agosto. Il tempo a Soraga, il primo paese della Val di Fassa, è bello. Il sole splende. Il dottore, il nostro arzillo capobanda di 82 anni, decide per una passeggiata in Val San Nicolò. 600 metri circa di dislivello. Prendiamo quindi la macchina è andiamo prima a Pozza e poi nella valle. Parcheggiamo nell'ultimo parcheggio, quello subito dopo la chiesetta. Scendiamo dalle auto e ci incamminiamo verso il rifugio San Nicolò. Il dottore ammira la valle e ci racconta tutti i suoi ricordi: la chiesetta del Cristo dondolante, il Col Ombert, la palestra di roccia, la grotta di Lourdes. " Qui venivamo a chiedere il latte", ci dice, "Sapessi che lavorata per portare l'acqua !" e ci racconta l'avventura della messa in posa di enormi tubi attraverso i pascoli. Quasi la rimpiange la valle il dottore.
La camminata verso il rifugio è dolce nel primo tratto. La pendenza è lieve ma non faticosa e lentamente saliamo verso l'ultimo tratto. L'ultima parte del cammino sale rapidamente con una serie di tornanti. Si fa fatica a salire. I miei compagni sono molto più veloci di me. Io, al contrario, sono costretto a fermarmi spesso per prendere fiato. Circa a metà del percorso lì vedo fermi sopra di me. "Perchè mi stanno aspettando ?" mi domando. Non l'hanno mai fatto. Salgo e arranco come una vecchia locomotiva. Arrivato al loro livello capisco tutto. Sottovoce qualcuno si avvicina a me. "É morto !" mi sussurra nell'orecchio. Lo vedo disteso in mezzo al sentiero. É un uomo, tedesco, di età compresa tra i 75 e gli 80 anni. Almeno così mi dicono perchè io non riesco a vederlo in faccia. Alcuni altri escursionisti, infermieri capitati lì quasi per caso, si sono fermati per i primi soccorsi. Discosta ai lati una signora bionda piange mentre un'altra al cellulare quasi urla quello che è accaduto. Un infarto. "...ha mangiato poco...pane e latte..." colgo parole a casaccio. Il dottore squote il capo. L'elicottero arriva. La donna bionda è sempre ai lati che non sa che fare. Singhiozza. I soccorritori tentano il tutto per tutto, flebo, massaggio, respirazione forzata, defibrillatore. L'aria mi porta altre parole "...c'è il polso ma non il battito...". Il dottore scuote ancora una volta il capo. Io poco più in là sento un revolo di vento passarmi accanto. É morto. Prego per lui mentre ora la donna bionda piange.
Mi immagino il Cristo dondolante della chiesetta dei caduti muoversi di qua e di là, mosso da quello spirito che ha appena abbandonato questa terra. 

sabato 21 agosto 2010

PIANTE ALPINE



Quella che vedete nella foto è una pianta alpina di sottobosco. É stata scattata sul sentiero che dalla funivia porta al passo di Lusia. L'identificazione non è stata per niente facile poichè sui miei libri di botanica manca.
I fusti lunghi e zigzaganti, le foglie alterne e i frutti rosso brillante e penduli mi hanno fatto pensare alla famiglia delle Liliaceae e al genere Poligonatum, ovvero al Sigillo di Salomone, a cui la pianta assomiglia enormemente. 
Il problema è che il Sigillo di Salomone, sia quello maggiore che quello minore, hanno bacche di colore blu e non rosse. Ma allora di che specie di pianta si tratta ?
Dopo aver fatto una ricerca su internet per verificare se vi siano specie simili al Poligonatum con le bacche rosse, ne ho trovate due, entrambe di originarie del Nord America.
La specie che ho fotografato è Streptopus amplexifolius
Il nome di "Streptopus" deriva dal greco e significa "di forma storta" per la caratteristica disposizione del fusto. Sembra che, al contrario del Poligonatum, le bacche siano commestibili e utilizzate in medicina dagli Indiani D'America come purgante. Ne ho raccolte alcune che tenterò di seminare. Non so se l'impresa mi riuscirà ma vi terrò informati.
A questo punto mi viene una domanda: come è arrivata questa pianta in Italia dal Nord America ? E cosa ci fa sulle Alpi di Lusia ? Chi c'è la portata ? Turisti distratti o fuga dagli orti ? Passerò il dilemma a Voyager e a Mr. Giacobbo !!!

                                                                 Qua sotto la pianta fiorita 

mercoledì 18 agosto 2010

QUINTETTO BISLACCO


Il Quintetto Bislacco è un 'essemble di cinque elementi tutti archi. Il gruppo si prefigge non solo di suonare musica classica ma anche di re-interpretare brani  più o meno moderni, come le colonne sonore di film o musica rock adattata per archi, e di divertire il pubblico. Alla musica classica ci si avvicina anche così.
 

martedì 3 agosto 2010

LA POESIA DEL MESE D'AGOSTO




Ma quando quando
Verrà e l'attendevo
Ora la vedo
Non più un pensiero
A sfiorarmi la testa.
                              Ryōkan Yamamoto (1758-1831) - Monaco Buddista della scuola Sōtō

Lascio le parole del commento a un grande scrittore giapponese, Kawabata Yasunari che così descrive la figura di questo monaco errante, tuttora assai popolare in Giappone.

Commento: "Ryōkan visse secondo lo spirito di queste poesie, abitando tane selvatiche, vestendo stracci, errando per le campagne. Giocava con i bambini, discorreva coi contadini, né cercava la profondità della fede e delle lettere in dotte disquisizioni; semplicemente seguiva l'immacolato precetto wagugen aigo ("sorriso in volto, parola d'amore").Anzi, quest'uomo che, al declinare di Edo, con la sua poesia e la sua calligrafia si eleva al di sopra della moderna volgarità per mantenersi fedele alla raffinata civiltà del passato, quest'uomo in Giappone gode tuttora di profonda ammirazione per la sua arte, nella poesia che è il suo testamento spiritualesembra non avere nulla da trasmettere, nessuna eredità da lasciare.
Puro è il vento 
La luna luminosa 
E noi insieme 
Danziamo fino all'alba 
Il mio addio a questo mondo
 Uno solo è il memento che porge al mondo: anche dopo la sua morte la natura continuerà a essere bella.
                                                                                  [...]
Ryōkan scrisse anche liriche amorose come questa [la prima] che mi piace particolarmente. Era un vecchio di sessantotto anni quando conobbe la giovane monaca Teishin, di ventotto, e fu benedetto dall'amore. La poesia può essere letta come un espressione di gioia per aver potuto conoscere la donna, ma anche un momento di esultanza per la venuta dell'amata  così a lungo attesa. Gli ultimi versi, Ora la vedo / Non più un pensiero / A sfiorarmi la testa, offrono un'immagine di grande immediatezza."

Kawabata Yasunari, da "La bellezza, il Giappone e Io", Discorso del conferimento del Nobel (1968)

lunedì 2 agosto 2010

SEGNI DIACRITICI

COME INSERIRE I SEGNI DIACRITICI

I segni diacritici sono i piccoli segni che è possibile incontrare al di sopra delle lettere e che permettono la corretta pronuncia delle stesse.
Tra i vari segni diacritici più utilizzati vi sono gli accenti acuti, gravi e cinconflessi, la cediglia (come in Ç), la tilde (~), la dieresi (i due punti) e il macron (ovvero il trattino -).
Se scrivete utilizzando in Word (o altro programma di scrittura) ciò non è un problema e si possono inserire tutte le lettere con qualsiasi segno diacritico semplicemente selezionandole dalla tavola dei simboli.
I problemi sorgono invece se state utilizzando un Blog.

Gli accenti, la cediglia e la tilde non offrono particolari problemi di scrittura : è sufficiente consultare una tavola ASCII e poi digitare il tasto ALT + il codice numerico corrispondente. ( Ne potete trovare una qui. ) Qualche problema lo pone il macron perchè nelle tavole ASCII non compare. Vi ricordo che il macron indica una vocale lunga ed rappresentata da una vocale con un trattino sopra. Come fare quindi per inserirla nel vostro Blog ?

Semplice: consultate la tabella che si trova in fondo a questo Link qui. Trovate la lettera con macron che vi interessa e copiate il codice HTML corrispondente. Ora nel vostro blog andate su "Modifica HTML" e inserite il codice nel punto desiderato facendo Copia e Incolla. In questa maniera invece di scrivere Miki Rofuu (con due "U", per indicare il suono lungo) potete ora scriverlo così: Miki Rofū.