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giovedì 7 ottobre 2010

LA POESIA DEL MESE DI OTTOBRE

LA POESIA DI OTTOBRE






Ara-umi ya
Sado ni yokotau
Ama-no-gawa


Mare in burrasca -
Sospesa sull'isola di Sado
la Via Lattea


(Matsuo Bashō)

Commento:
Secondo il Kojiki (Cronache di antichi eventi), l'isola di Sado farebbe parte del vastissimo pantheon scintoista e sarebbe stata generata da Izanagi e Izanami, gli antichi Dei primordiali, che in seguito alla loro unione carnale generarono tutte le isole del Giappone.
Ai tempi di Bashō, l'isola di Sado era un luogo di confino. Sufficientemente lontana dalle coste ma non troppo, e anche grazie alla presenza di miniere di oro e di argento, la resero un luogo ideale in cui relegare i personaggi scomodi.

In questo haiku l'autore fa però riferimento alla leggenda dell'isola di Sado.
La storria narra delle vicessitudini di due amanti, una sorta di Giulietta e Romeo nipponici ante litteram.
Come nella storia nostrana, le rispettive famiglie proprio non si sopportano e si evitano a tutti i costi. I due innamorati per un pò si frequentano di nascosto ma vengono scoperti. Nasce un putiferio e vengono di conseguenza separati: lei rimarrà sulla costa mentre lui verrà spedito sull'isola di Sado. La lontananza però non è un rimedio al mal d'amore, anzi lo accuisce. Ogni giorno si recano sulla spiaggia per pregare consapevoli che non potranno mai vedere, nè toccare, nè udire l'altro ma solo immaginarlo. Disperati entrambi si suicidano gettandosi tra i flutti di quel mare che li separava. Per volere degli dei, i loro spiriti furono posti in cielo in due costellazioni mentre le gazze, librandosi in volo, dispiegarono le loro ali, toccandosi le penne le une con le altre  e formando così un ponte di stelle che potesse idealmente congiungere i due innamorati. Quel ponte è la via lattea (ama no gawa, letteralmente "Fiume di pioggia").

L'immagine postata è una celebre stampa su carta di Utagawa Kuniyoishi e fa parte di una serie di stampe che illustravano la vita di Nichiren (1222-1282), monaco fondatore della scuola buddista del Loto. Nella scena si vede Nichiren durante il suo esilio (1272-1274) nell'isola di Sado . La sua figura è l'unica colorata di rosso in un ambiente innevato. Lo si vede mentre arranca con fatica nella neve ed è l'unico punto caldo in un ambiente gelido. Il paese inbiancato non sembra dare segno di vita, mentre la solitudine del monaco è accentuato dall'albero invernale che si piega nella stessa direzione di Nichiren. Da notare che manca, sullo sfondo, la linea dell'orizzonte facendo sì che il cielo e il mare si confondino e contribuendo al senso di desolazione dell'insieme.


venerdì 3 luglio 2009

L'HAIKU PIU' FAMOSO



Questo è sicuramente l'haiku più famoso, ve lo riporto trasliterato in romaji e la relativa traduzione in italiano.

Furuike ya
Kawazu tobikomu
Mizu no oto

Antico stagno
Una rana vi si getta
Il suono dell'acqua

Matsuo Basho

Ora chiudete gli occhi.
Immaginate per un momento di essere in campagna. Siete circondati da campi di grano, di mais, di soia, di pomodori. In fondo al campo, in un angolo, vi è una piccola pozza d'acqua, proprio lì dove s'incrociano i fossi. L'erba non è tagliata. Vi è un gruppo di arbusti e un'imponente quercia. Dal tronco si direbbe che sia molto vecchia. É una piccola oasi di pace, lontano dal traffico cittadino. Udite solamente il cinguettio degli uccelli, il frusciare della brezza del vento tra le fronde, il frinire delle cicale. Improvvisamente decidete di avvicinarvi al bordo di questo stagno. I vostri passi spaventano però le rane che se ne stavano pacifiche vicine all'acqua. E prima ancora di vederle, udite il tonfo della rana. L'Haiku è tutto qui ! Anziché descrivere passo passo, mette solo i punti salienti. Il resto è pura immaginazione.

Da notare, nel video, come è scritta la seconda riga dell'haiku: i primi due caratteri sono Kanji, il resto è hiragana, uno dei due sillabari. Questa mescolanza di caratteri ideografici e sillabe è tipico del giapponese ma non del cinese.
Si nota appena, ma sopra i Kanji si possono notare alcune piccole scritte. Sono in hiragana ed è chiamato furigana. Rappresentano l'esatta pronuncia del carattere. Lo potete riscontrare nei giornali giapponese al di sopra dei kanji meno comuni o nei fumetti e libri per ragazzi.