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sabato 23 ottobre 2010
LES INDES NOIRES
Ormai i riflettori si sono spenti eppure rivedendo il video del salvataggio dei 33 minatori cileni non si può che gioire, non solo per il loro salvataggio (due mesi sotto terra a 700 metri di profondità) ma anche per la tecnologia e le soluzioni tentante e riuscite.
Quelle stesse immagini evocano in me ricordi della mia fanciulezza.
Il primo ricordo è relativo allla tracedia di Vermicino, in cui un ragazzino scivolò in un pozzo artesiano.Correva l'anno 1981. Fu il primo caso mediatico in cui tutta Italia si riuniva insieme per seguire il caso e i tentativi di estrazione del piccolo ragazzo di 6 anni. Ancora oggi ricordo l'intervento del presidente della repubblica, Pertini, che si era recato quasi immediatamente sul posto per parlare non solo con le squadre di salvataggio ma anche per infondere coraggio al ragazzo intrappolato nel pozzo e speranza alla sua famiglia.
Il secondo ricordo è relativo a una delle mie letture giovanili. Si tratta di uno dei primi romanzi di Verne, "Le indie nere", ambientato nelle miniere scozzesi. Jules Verne mi ha sempre affascinato per le sue invenzioni letterarie, per le descrizioni di un mondo reale e fantastico allo stesso tempo, capace di farmi fantasticarecin improbabili avventure. Il primo libro che ricevette in regalo fu proprio il romanzo "Dalla terra alla luna" con tanto di dedica dei miei nonni materni. Avevo vinto, per un concorso di disegno, anche un suo romanzo, "20000 leghe sotto i mari", mai però ricevuto. Per chi volesse leggerlo ecco una breve sinopsis. Buona Lettura.
Questo raro e ormai introvabile romanzo, scritto dal trentenne Jules Verne nel 1877, appartiene allo straordinario filone avventuroso iniziato con "Viaggio al centro della Terra": è un romanzo, in cui domina la descrizione del rapporto tra uomo e natura, sullo sfondo delle gallerie della miniera di Aberfoyle, illuminate da una luce narrativa capace di rischiarare con minuziose descrizioni, anche luoghi tanto oscuri e inospitali. La storia narra di una famiglia di minatori, che per ragioni affettive e professionali, decide di continuare a vivere nel ventre della miniera, anche dopo l'esaurimento dell'ultimo filone di carbon fossile. I minatori continuano a scavare nelle viscere più profonde della miniera finché scoprono dietro una parete di roccia un nuovo mondo sotterraneo, magnifico e inaspettato. Si trasferiscono così nel sottosuolo dove decidono di fondare una nuova città: Goal City. Ma la storia è densa di incidenti ed imprevisti, macchinati da Silfax, un vecchio minatore che viveva, ad insaputa di tutti, nel fondo della miniera e che impedirà con tutti i mezzi la scoperta della Nuova Aberfoyle.
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sabato 13 febbraio 2010
CANZONE GROENLANDESE
Come spesso succede nell'opere liriche, quasi tutti i compositori hanno composto le loro arie più famose prima per pianoforte e poi per orchestra. Non è frequente neppure il riciclo di partiture giovanili o scritte per tutt'altre occasioni e successivamente rimaneggiate per adattarle all'opera lirica nascente.
É questo il caso di Alfredo Catalani la cui opera più famosa (e pure l'ultima) è "La Wally" diretta per la prima volta da Arturo Toscanini. L'opera piacque talmente tanto al giovane direttore che chiamò la figlia come il titolo di questa composizione: Wally.
Catalani, essendo musicalmente vicino a Wagner, non fu mai amato da Verdi tanto che quest'ultimo cercò di sabotare, presso la Ricordi, l'esecuzione di alcune sue opere. Dopo la sua morte, avvenuta per tubercolosi nel 1893, preso forse da rimorso, Verdi ne ordinò un busto da porre della sua residenza.
Le opere di Catalani non sono molte e, a parte la Wally, neppure tanto conosciute. Tuttavia scrisse moltissimi pezzi per pianoforte e canto, come era d'uso all'epoca.
Quello che vi propongo è Canzone Groenlandese (Titolo originale: Chanson groënlandaise) del 1878 di Catalani, da una poesia di Jules Verne. Qua e là si sentono le rimenescenze della celebre aria "Ebben me ne andrò lontana" di "La Wally".

É questo il caso di Alfredo Catalani la cui opera più famosa (e pure l'ultima) è "La Wally" diretta per la prima volta da Arturo Toscanini. L'opera piacque talmente tanto al giovane direttore che chiamò la figlia come il titolo di questa composizione: Wally.
Catalani, essendo musicalmente vicino a Wagner, non fu mai amato da Verdi tanto che quest'ultimo cercò di sabotare, presso la Ricordi, l'esecuzione di alcune sue opere. Dopo la sua morte, avvenuta per tubercolosi nel 1893, preso forse da rimorso, Verdi ne ordinò un busto da porre della sua residenza.
Le opere di Catalani non sono molte e, a parte la Wally, neppure tanto conosciute. Tuttavia scrisse moltissimi pezzi per pianoforte e canto, come era d'uso all'epoca.
Quello che vi propongo è Canzone Groenlandese (Titolo originale: Chanson groënlandaise) del 1878 di Catalani, da una poesia di Jules Verne. Qua e là si sentono le rimenescenze della celebre aria "Ebben me ne andrò lontana" di "La Wally".


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