venerdì 16 ottobre 2009

TEMPO DI MELEGRANE

Il Melograno




Famiglia:
Punicaceae

Nome botanico:
Punica granatum

Nome volgare
: Melograno

Descrizione:
pianta, spesso arbustiva (max 5 metri), chioma globosa, tronco contorto, talvolta fessurato, molto ramificato; ramuli spinosi; corteccia grigio-rossastra; fogliame deciduo, foglie semplici, oblunghe lanceolate lunghe circa 8 cm, con apice acuto od ottuso, margine liscio; picciolo breve; inserzione opposta o verticillata, anche alterna sui rami principali.Fiori terminali, grandi (3-4 cm), sessili, imbutiformi, color rosso corallo, raramente bianchi; petali 5-8, obovato-lanceolati, di 2-3 cm; stami numerosi (20); calice carnoso rosso, campanulato, persistente in quanto concresciuto con il ricettacolo e l’ovario; fioritura da luglio a ottobre;Frutti globosi; il frutto è un particolare tipo di bacca, detto balaustro, di colore da giallo a rosso, con numerosi semi circondati da una parte carnosa rossa, traslucida; matura in autunno; edule.
Etimologia: Il nome del genere “Punis” deriva dal nome della citta di Punis, conosciuta col nome greco di Cartagena (Cartagine). Il nome della specie “granatum” allude ai semi per aspetto e colore simile a grani di rubino.
Curiosità: originaria dell’India, raggiunse Roma tramite la Persia, il regno d’Israele, l’Egitto e Cartagine. A causa del suo picciolo a forma di corona venne considerato il re dei frutti, anche perché la pianta è capace di prosperare in terreni relativamente aridi e poveri. È considerato uno dei più antichi frutti coltivati: le prime testimonianze si riscontrano nel papiro di Ebers, attorno al 1550 a.c.
Presso i greci era la pianta sacra a Giunone e ad Afrodite mentre presso i romani i rami della pianta venivano intrecciati con i capelli delle spose quale augurio di fecondità.
Il frutto ha dato il nome alla città di Granata nel cui stemma appaiono tre melegrane. Il frutto è simbolo di fertilità e ricchezza per il notevole numero di grani contenuti al suo interno. Durante il medioevo assunse il significato di esuberanza della vita e spesso ritratto in mano a Cristo bambino quale simbolo di resurrezione.Infine c’è chi ritiene che il romano, contrappeso della stadera (una sorta di bilancia tuttora in uso), tragga la propria forma e il proprio nome dal frutto del melograno; per questo un’altra valenza attribuita al frutto e alla pianta è quella di equilibrio.
Nel linguaggio floreale, per il suo colore acceso, esprime amore ardente. Numerosi sono gli usi in erboristeria: nell’antica Grecia il melograno era prescritto come antinfiammatorio, antielmintico, e per combattere i casi di diarrea cronica.
Recentemente è stato dimostrato che il frutto è ricco di particolari composti che possiedono azione preventiva nei confronti dell’insorgenza dell’arteriosclerosi, attività antibatterica, azione anticancerogena e attività antiossidante.
Il legno, duro, si utilizza per piccoli lavori.
La corteccia del frutto, ricca di tannino, è ancora usata in Africa del nord per conciare il cuoio, che colora di giallastro. In presenza di ferro essa dà una tinta nera adatta per farne inchiostro. Anche i fiori possono servire per fare inchiostro rosso.
La sua destinazione principale è la coltivazione per scopi ornamentali e per i suoi frutti commestibili, con i quali gli antichi romani facevano un "vino di melagrana", schiacciando i suoi semi e facendo cuocere il succo ottenuto.

In questo ritratto ottocentesco di Matilde di Canossa, la grancontessa e regina d'Italia è raffigurata a cavallo, con la sinistra tiene le briglie mentre con la destra regge un frutto di melograno. Tale raffigurazione riprende quelle più antiche presenti nelle miniature di origine Longobarda.

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