mercoledì 21 aprile 2010

LATTE DI GALLINA



LATTE DI GALLINA


Famiglia: Liliaceae


Latte di gallina minore: Ornithogalum umbellatum
Latte di gallina maggiore: Ornithogalum pyramidale

Descrizione:  
O.umbellatum: pianta di 10-30 cm, con bulbi sferici; foglie radicali, lineari, larghe 2-5 mm, con una nervatura centrale bianca. L’infiorescenza è un racemo corimboso, eretto; perianzio composto da 6 segmenti, lunghi 15-25 mm e larghi 4-8 mm, bianchi, con una banda verde sul rovescio. La capsula è ellittica. Fioritura da aprile a giugno.
O. pyramidale: pianta perenne bulbosa, alta 40-60 cm, simile alla precedente, con fusto eretto, robusto, superante le foglie che sono tutte basali; in alto porta un racemo,a forma di piramide, allungato, fiori con peduncoli eretti e tepali di colore bianco-giallognolo, venati dietro di verde. La capsula è ovale e misura 1 cm.
Fioritura da maggio a giugno.

Etimologia
Il nome del genere deriva dal greco “Ornithos” che significa “uccello” e da “galum” che significa “latte” e che rispecchia il nome volgare italiano di "Latte di gallina". Il nome del genere “umbellatum” significa “a forma di ombrello” in riferimento alla disposizione dei fiori, così come il termine “pyramidale”.

Curiosità: il Latte di Gallina, sia nella sua forma con fiori a ombrella, sia nella forma con fiori disposti a piramide, è pianta assai comune.
Il nome volgare di Latte di Gallina è un termine la cui origine è fonte di dibattito. Secondo alcuni deriva dal lattice che tutta la pianta emana quando viene spezzata; secondo altri invece deriva dall’uso medievale di utilizzare i bulbi, bianchi come latte, come cibo per galline. Vi è inoltre una terza possibilità, il latte di gallina è anche il nome di una ricetta a base di uova, zucchero e latte che nel tempo è andata ad indicare un cibo raffinato e prezioso. Fin dal medioevo infatti i bulbi fritti o bolliti hanno rappresentato un cibo nutriente e delizioso, tanto che molti pellegrini ne tenevano alcuni nelle loro bisacce per affrontare con più sicurezza i loro viaggi.Va ricordato che gli stessi bulbi, così come l’intera pianta, sono altamente tossici crudi e commestibili se cotti. Gli inglesi la chiamano “Star of Bethelehme” ovvero “Stella di Betlemme”. Secondo una leggenda, quando Gesù nacque, apparve una corona di dodici stelle sul suo capo. Ogni stella, bianca e candida, era rappresentata da un fiore di questa pianta. Molto più romantico è il nome volgare dato dai francesi ovvero “Dame des onze heures” cioè “la signora delle ore undici”. I fiori sono molto sensibili alla luce solare tanto che si aprono verso le undici del mattino per poi chiudersi a sera. Se il cielo poi è nuvolo, i petali tendono ad arricciarsi verso l’interno.

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