venerdì 7 gennaio 2011

LO STRETTO SENTIERO

"Eterni viandanti sono i giorni e i mesi, e gli anni, che vanno e vengono. Chi trascorre una vita fluttuante su una barca e chi accoglie la  vecchiaia con in mano la briglia di un cavallo, viaggia giorno dopo giorno e fa del viaggiare la sua dimora. Anche numerosi uomini dei tempi antichi morirono in viaggio. Io pure, non so dire da quando, albergo nel cuore l'inestinguibile desiderio di vagare attratto dal vento che sospinge le nuvole sparse"

Matsuo Bashō (da "Oku no hosomochi" Trad. "Lo stretto sentiero verso Nord" - lett. "Il sentiero verso l'Oku")


Nella storia letteraria dell'umanità, i resoconti di viaggio sono situati in una posizione particolare. Pensate un po' alla Odissea di Omero con il lungo viaggio di ritorno a Itaca di Ulisse o al più medioevale ciclo arturiano con le imprese dei cavalieri alla ricerca del Sacro Graal. Se volete anche la Divina Commedia la si può considerare come un racconto di viaggio dagli inferi verso il paradiso. Anche in Giappone i racconti di viaggi hanno avuto particolare successo e interesse. Proprio nel '600 i diari di viaggio raggiunsero il loro apice e quello particolare di Bashō fu considerato, e lo è ancora, il più bello e il più famoso. Tale letteratura particolare aveva lo scopo di informare i viaggiatori dei pericoli, dei monumenti, delle locande e dei paesi visitati dagli autori. A differenza di quelli dei suoi predecessori, il diario di Matsuo è un susseguirsi di impressioni personali in cui sono innestati, come piccole gemme, gli haiku e le poesie dell'autore.
E' il 16 maggio 1689 quando Matsuo Bashō intraprende il suo ennesimo viaggio. Come si può leggere nell'incipit, il suo desiderio di viaggiare è irrefrenabile proprio come il vento "che sospinge le nuvole sparse".
Stavolta però la meta è la regione dell'Oku, posta nell'estremo nord e considerata a quei tempi selvaggia e di estrema bellezza.

Commovente è la narrazione dell'inizio del suo viaggio "...in un'alba velata con la luna ancora nitida in cielo...e io mi domando trepidante quando potrò rivedere i rami fioriti del vicino Ueno e di Yamaka. Mi accompagnano in barca gli intimi amici venuti a trovarmi la sera precedente. Pur sapendo quanto illusorio sia il porto di questo mondo, verso lacrime nel congedarmi, con l'animo oppresso dal pensiero delle tremila leghe di viaggio che mi attendono.


La primavera parte:
piangono gli uccelli
e lacrime spuntano agli occhi dei pesci.


La gente si raggruppa lungo la strada e mi accompagna con lo sguardo finché svanisce la mia sagoma.

Con sè ha quasi nulla: "Sono partito senza altra risorsa che il mio corpo, una veste di carta per proteggermi dal gelo notturno, un kimono di cotone, mantello e calzari di paglia per la pioggia, inchiostro, pennello e altri doni di congedo degli amici, che mi è arduo abbandonare benché, ovviamente, possano essermi di impedimento" scrive. E il viaggio ha inizio.

Nelle immagine alcune scene contenute nel rotolo dell' Oku no hosomochi scritto e dipinto da Yosa Buson e conservato nel Kyoto National Museum. Nella prima viene raffigurato Bashō intento nella sua capanna a Ueno mentre scrive le sue poesie. Nella seconda immagine, qua sotto, è raffigurata la scena della partenza.

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